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Parco Appennino:l'ok del parco su cinghiali abbattuti utilizzabili nella filiera |
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12/07/2018 | Con la firma del contratto di appalto per la gestione del servizio di trasporto e utilizzo dei cinghiali abbattuti nell’area del Parco parte il primo step del percorso che, nelle intenzioni degli uffici e dei vertici del Parco dell’Appennino Lucano, dovrà portare alla filiera del cinghiale.
La decisione di intraprendere questa strada, che ha l’ambizione di trasformare un’emergenza in opportunità, nasce dalla ormai conclamata necessità di far fronte alla diffusa piaga dei danni che vengono dalla eccessiva diffusione di questa specie di ungulati. È da anni che l’Ente Parco deve rispondere alle istanze di allevatori e agricoltori che chiedono di essere risarciti dei danni da essi provocati, tanto che tali richieste gravano in maniera ormai non più sostenibile per le casse dell’Ente, costretto a risarcire i cosiddetti danni da fauna selvatica. Nel solo anno scorso l’ammontare dei danni è stato di circa 170 mila euro.
Al provvedimento si stava lavorando da mesi. Nel rispetto delle tecniche di monitoraggio e contenimento dell’ungulato, riportati dal Piano di Gestione, era stata avviata la procedura per la concessione di questo servizio innovativo di utilizzo dei cinghiali abbattuti dai selecontrollori, in modo da superare le problematiche relative all’applicazione degli adempimenti di natura sanitaria che, in tal modo, saranno espletati dalla ditta che gestirà il servizio.
L’ambizione che il vicepresidente del Parco Vittorio Triunfo ha più volte manifestato, parlandone anche alla comunità dei sindaci, è quella di inserire la carne di cinghiale nel paniere dei prodotti del Parco dell’Appennino Lucano, in modo da trasformare il problema in risorsa.
La firma del contratto di trasporto e gestione degli ungulati abbattuti è accompagnata da altri provvedimenti a breve realizzazione, volti a renderne più efficace il controllo e l’abbattimento. Lo stesso Triunfo ha annunciato l’incremento del numero dei selecontrollori, per coprire aree che ne sono totalmente prive, e la possibilità per questi ultimi di impiegare tecniche più incisive e più efficaci per l’abbattimento e il monitoraggio della specie. |
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