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Grecia, mia dolce anima

24/06/2012

La domanda che ognuno dovrebbe porsi non è: salvare o non salvare la Grecia, bensì “essere o non essere”? Proprio come Amleto. Cos’è che noi siamo? Bond, eurobond, titoli, azioni, interessi o uomini!? O ancora di più: anime? Se uno scolaro delle elementari leggesse quest’articolo direbbe: che pasticcio di punteggiatura. E invece vi è un’esigenza comunicativa alla base di una tale forma di scrittura. Ma torniamo a Shakespeare, nel suo Amleto. Chi è quel giovine che perde se stesso perché non riesce a trovare la strada per giustificare l’umanità corrotta? Egli è, per analogia, esattamente il ragazzo europeo a cui hanno ucciso il genitore; che hanno reso orfano a vantaggio di un patrigno interessato. Un principe senza patria, un genio senza scienza; un essere indifeso. La miopia dei governanti delle destre nazionalistiche degli ultimi vent’anni ha mutilato la famiglia europea. L’idiozia e la miopia di ogni idea conservatrice ha partorito generazioni di europei indifesi e figli di nessuno. Non lo hanno capito gli anglosassoni, che nell’inseguire la folle, contemporanea, utopia della razza migliore, hanno creduto di potersi elevare sugli altri. Ma purtroppo per loro, ad impedire l’occupazione della Britannia non basteranno più le alte coste; le maree e le correnti del mare del nord. Sarà sufficiente che miliardari cinesi o russi o indiani; brasiliani, arabi, africani, sud americani vendano azioni europee o inglesi per affondare quelle meravigliose isole. Allora cosa vogliono ottenere le agenzie di rating quando si comportano come i vampiri dell’Unione Europea. Nulla, se non una buona “mangiata”, come usiamo esprimerci qui, nell’Europa meridionale. Se vogliamo infatti presentarci sul palcoscenico del mondo col nostro vero, autentico volto, che non può che essere quello del patrimonio culturale e dei valori tramandatici dalla storia e dal pensiero occidentale, allora dobbiamo prendere coscienza del fatto che la cultura greca ci ha condotti a ciò che siamo oggi anzi, ad essa possiamo affidare la paternità della nostra parte migliore, quella che il filosofo antico avrebbe definito l’essenza dell’uomo: l’anima immortale. Molto di più rispetto a ciò che gli americani coltivano in ogni loro manifestazione di cultura: il padre che saluta la famiglia recandosi a lavoro; l’eroe che salva una vita; il cane che risolve il caso giudiziario. E a dispetto di così tanta gloria noi europei cosa siamo capaci di fare? Disperdere al vento millenni di pensiero comune, che i nostri antenati al costo di spargimenti di sangue, di eroiche gesta e di sacrifici di ogni genere, hanno tenuto a preservare. Un patrimonio di saggezza senza eguali ( ed è inutile cercare di formulare paragoni con altre culture le quali, solo nel momento in cui si sono omologate a quella europea hanno avuto una possibilità di competere). Un patrimonio di valori che, paragonato alla storia del genere umano, da solo può giustificare l’origine divina della nostra specie. Ma allora ci chiediamo: a cosa servono le intenzioni di far governare il nostro tempo dai ragionieri? Forse a buttare tutto quanto nella grande discarica dell’economia? Per il danaro è giusto fare tutto, anche le guerre, fuorché perdere i propri valori. Forse occorrerebbe qualcosa che assomigli ad un’altra rivoluzione francese, tanto per far capire al re danaro che può venir preso per l’orecchio ed accompagnato alla ghigliottina: si tratterebbe solo di tagliare la testa al pensiero antico. Il pensiero moderno vede l’uomo al centro del tutto, e la sua storia è il piedistallo su cui poggia il busto di questo magnifico sovrano. La Grecia è la base di quel piedistallo e se la perdessimo l’Europa non potrebbe che rappresentare un burattino senz’anima e senza passato…

Antonio Salerno





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