La famiglia, questa "conosciuta". No, non ho sbagliato; ho solo cambiato aggettivo, perchè la realtà di oggi , comunque la si giri, ha come perno la famiglia, centro della società. Non si sfugge da questo teorema e lo dimostra anche la brillante pièce "Non mi hai più detto ti amo", scritta e diretta da Gabriele Pignotta, con Raffaella Camarda, Francesco Maria Conti e Fabrizio Corucci, musiche di Giovanni Caccamo, scene di Alessandro Chiti, costumi di Silvia Frottolillo, light designer Umile Vainieri, sound designer Luca Finotti. Brava gente, compagnia affiatata.
Lorella Cuccarini, Serena, la mamma d'Italia, è la moglie di Giulio, Giampiero Ingrassia, grande accoppiata ricomposta dopo vent'anni, quando fecero innamorare tutta Italia con la versione nostrana di Grease.
Il tempo non è riuscire a sfilacciare il loro rapporto, per la verità, sempre amorevolmente coltivato da entrambi, fino ad essere stati scelti come la coppia più affiatata cui affidare le "fatiche" di questa commedia, allegra sì,ma pure molta impegnativa, se non altro per i temi che tratta con i guanti di velluto. Lei sempre più carina, oserei dire "eterna", lui sempre più maturo, razza pura del palcoscenico, sono i protagonisti genitori di una famiglia che si trova, quotidianamente, alle prese con le solite cose:l'amore tra uomo e donna, tra genitori e figli, tra gioie e dolori,tra risate e lacrime,tra sospetti e cambiamenti, tra situazioni grottesche.
Tutto il divenire quotidiano passa in questa ragnatela, tessuta da una racnoide intrigante, della quale, però, ognuno sente il bisogno di liberarsi, per riprendersi e difendere il proprio spazio. Ad ognuno il suo ruolo che la vita ha imposto. Innanzi tutto , la madre- coraggio che trova la forza di rimettersi in discussione, dopo un periglioso scivolone, dopo il quale, abbandonate alcune velleitarie idee e aspirazioni, capisce che, essendo lei, più degli altri, il perno della famiglia, con sulle spalle tutta l'organizzazione e la grande responsabilità della comunità domestica, deve recuperare se stessa, con grande coraggio ed tornare ad essere "donna" , capace di rimettere ogni cosa al suo posto, anche se ciò comporta il rimescolamento degli antichi equilibri.
Questa prova darà a Giulio la forza di reagire , per poter ricoprire, finalmente il suo ruolo di marito e di genitore, per troppo tempo delegato passivamente alla moglie Serena. I figli, Tiziana e Matteo , dal canto loro, ventenni, dopo la crisi familiare che li inevitabilmente coinvolti, ritroveranno le risorse interiori inaspettate che condurranno ad un avvincente finale a sorpresa. che rimando alla visione teatrale.
Tutti bravi, non c'è dubbio alcuno. Rivedere la Cuccarini è una bellezza che ti inorgoglisce per averla tra le attrici , stella, meglio star, di un firmamento, che la vedrà brillare , fulgida, per tanto tempo ancora. In platea si è sussurrato che usi una pozione magica per mantenersi sempre così: sono la sua passione e l'amore per l'arte gli ingredienti principali della sua vitalità. Commovente.
Giampietro Ingrassia, dal canto suo, dimostra di essere , ormai, un grande attore, senza sbavature, dinamico e frivolo quanto basti ( una parte del padre c'è sempre in lui). Applausi, tanti anche alla regia rock e alle belle musiche di Giovanni Caccamo, che ha saputo dettare i tempi dei movimentati cambi repentini di scena.
Una commedia, in definitiva, che merita di essere vista e goduta. Il che non può non fare bene anche allo spirito.
Giovanni Labanca
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