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Unibas,tutti gli sforzi possibili per il completamento del Campus Matera

6/04/2018

L’Università della Basilicata non ostacola nessun processo messo in atto dal Comune di Matera: l’Ateneo sta impiegando tutti gli sforzi possibili per il completamento del progetto e per il collaudo del nuovo Campus, così come previsto dalla legge, e per il trasferimento delle attività nella nuova sede. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’Ateneo – investendo risorse, personale ed energie nella sede di Matera, e nel suo progetto di Capitale Europea della Cultura - non ha alcun interesse a ritardare l’apertura nel nuovo campus, che rappresenta invece un passaggio indispensabile per il miglioramento dei servizi agli studenti e per l'ampliamento delle attività didattiche e di ricerca. La vicenda va però esaminata nei fatti, e non sulla scorta del chiacchiericcio politico: gli “ultimatum” dell’amministrazione appaiono quindi come un diversivo per distogliere l’attenzione da altri problemi. I tempi tecnici per la fruizione dell’opera, peraltro ben conosciuti dall’amministrazione comunale quando ha previsto la nuova destinazione di San Rocco, non sono certo rallentati dall’Università che sta mettendo in campo tutte le energie per occupare quanto prima l’edificio. E’ necessario ricordare che l’Università della Basilicata svolge in quella sede le proprie attività di didattica e di ricerca in base a un accordo sottoscritto nel 2001 con il Comune, che ne ha concesso all’Ateneo l’uso perpetuo. L’amministrazione comunale ha poi messo in campo una programmazione quantomeno “avventata” per la nuova destinazione d’uso del plesso di San Rocco, non solo non avendo la certa disponibilità dell’immobile, ma neanche siglando alcun accordo di consegna anticipata, infatti non esistono atti in tal senso. Pertanto nessun ritardo nelle procedure per l’utilizzo dell’edificio di San Rocco può essere in alcun modo imputato all’Università, atteso che la decisione del Comune di destinare San Rocco a sede dell’Hub del piano 5g, con pubblicazione di un Bando, non ha tenuto conto della consequenzialità degli atti amministrativi propedeutici, ben sapendo che in ogni caso l’Ateneo non era vincolato a cedere la struttura in una data precisa. Gli sforzi dell’Unibas per rendere disponibile l’immobile di S. Rocco vanno nella direzione di favorire il processo di sviluppo della programmazione di Matera. L’Ateneo ha partecipato il 17 marzo a una riunione indetta dal Comune di Matera, con altri atenei del Sud, rilanciando la propria disponibilità a proporre percorsi di innovazione e ricerca. Non si può però chiedere a un’istituzione di sorvolare su regole e iter amministrativi indicati dalle leggi e dalle norme contrattuali. Anche sul versante dei fondi concessi all’Ateneo per il nuovo campus, è opportuno ricordare che la Regione Basilicata, al fine di scongiurare la perdita di finanziamenti europei per via del loro mancato impegno, con una delibera della giunta del 22 giugno 2016 ha destinato 3,7 milioni (da fondi Fsc 2007-2013) - facendoli transitare attraverso il Comune - al completamento dell’intervento “Campus Universitario di Matera”, in quanto rilevante per il ruolo di Matera Capitale Europea della Cultura per il 2019, e per il quale l’Università ha assicurato l’assunzione delle necessarie obbligazioni entro l’estate del 2016. Riguardo alle attività compiute, infine, in pochi avrebbero inizialmente scommesso sulla reale possibilità di portare a conclusione un complesso lavoro di ristrutturazione, attraverso un percorso costellato da innumerevoli criticità di carattere tecnico ed economico, in un periodo storico e in una realtà locale in cui le opere pubbliche portate a compimento rappresentano episodi sempre più circoscritti e isolati. L’Università della Basilicata, nell’interesse delle istituzioni e della collettività, persegue l’obiettivo di inaugurare quanto prima il nuovo campus allorché saranno portate a compimento le fasi tecniche e amministrative di collaudo, e ritiene che tanto debba essere attuato nel pieno rispetto delle regole. È tuttavia inaccettabile e paradossale che l’Università debba essere considerata il capro espiatorio rispetto ad altri interventi che rischiano di non essere realizzati in tempo rispetto alla tabella di marcia dettata dalla designazione di Matera a capitale europea della cultura per il 2019.



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