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Le recensioni degli studenti di Sant'Arcangelo per il premio 'Levi'

24/03/2018

'L’ Amor che move il sole e l’altre stelle'

Noi giovani restiamo spesso frastornati dalle prime infatuazioni e dalla scoperta delle bellezze e dalle “pene d’ amor”. Di questo tema e del suo mistero si parla dai tempi più remoti, perché è da sempre che ci si domanda che cosa sia questa spinta irrefrenabile verso l'altro e quali siano i metodi migliori per assicurarsi il successo e vedere sbocciare i frutti del proprio sentimento. Parallelamente, si cerca anche di scoprire quale sia il modo migliore di incassare un rifiuto e vedere il grande sogno infrangersi e sbriciolarsi in mille pezzi, ma questa è la vita e di regole non ce ne sono, poiché ognuno ha le sue che si costruisce con l'esperienza. Passioni travolgenti, ansie e sospiri: le storie d'amore nella letteratura hanno tenuto con il fiato sospeso, hanno infuso speranza o disperazione, fatto sorridere, piangere e persino morire. Relazioni intense e difficili da dimenticare, conosciute in ogni aspetto e più recondito dettaglio grazie alla penna di abili scrittori, ce ne sono una infinità. La letteratura greca è ricca di storie d' Amore. Sentimento. Emozione. Ma anche passione irrefrenabile, furore indomabile, fiamma capace di accendere gli animi più diversi; è questa la duplice natura dell'eros, l'amore provato dagli antichi greci. Ed è proprio tale dualismo il concetto centrale del libro dell'autrice Paola Mastrocola. Ecco allora “L'amore prima di noi”, opera affascinante, indagatrice dell'evoluzione di uno dei sentimenti più vitali della nostra esistenza. Tutti noi lettori nelle sue pagine fantastichiamo su avventure di eroi ed eroine dalle esistenze fantastiche e certo molte delle figure mitologiche fanno parte della nostra cultura e di una conoscenza intellettuale condivisa. Quello che credo utile da un punto di vista evolutivo e di acquisizione di consapevolezza personale è utilizzare le immagini mitologiche, le storie, le avventure dei personaggi dell' Olimpo greco come stimolo di riflessione su noi stessi. Gli dei dell'Olimpo rappresentano immagini di femminilità, di mascolinità, di bellezza, di forza, di realizzazione personale che abbiamo interiorizzato. Metafore di convinzioni interne presenti in molti di noi. In questo splendido libro, attraverso una rivisitazione in chiave moderna dell'amore, possiamo notare come le attitudini, i valori, le caratteristiche, le emozioni ed i comportamenti delle divinità greche risuonano con l'esperienza interna e relazionale di molti di noi ancora oggi. Ci appartengono come categorie di giudizio, come pensieri personali quando riflettiamo sull'Eros , sull'Amore, sulle posizioni reciproche degli innamorati, degli amanti e sui rapporti di forza nella coppia. Appare evidente come abbiamo ereditato e maturato una visione dell'Amore in componenti separate, riuscendo cognitivamente a frammentare quello che è il principio Unico animatore dell'esistenza e dell'universo. Romantico è l'amore eterno che gli innamorati si giurano e mantengon “fin che morte non li separi” e, se possibile, anche dopo. L’opera della Mastraccola è ricca di racconti di grandi passioni, anche se spesso fugaci: le “scapatelle” di Apollo ne sono l'esempio più evidente. D'altronde l'amo inseguimento. Trafitto da un dardo di Cupido, Apollo si è innamorato della ninfa Dafne che lo rifiuta e lo fugge. Dafne fugge e invoca gli dei per aiutarla. Un pesante torpore le invade le membra. I capelli si allungano fino a diventare fronde, le braccia rami. I suoi piedi, prima così veloci, sono bloccati da profonde radici; il viso diviene la chioma dell'albero. Solo il suo splendore resta...Staccarsi da un mondo che, anche se brevemente, abbiamo amato come non avreemmo mai pensato, non è stato semplice. I personaggi diventati ormai familiari e tutto quel che leggiamo, ora, sembra incolore.

IV C Liceo Linguistico Carlo Levi:
Miriana Borneo
Bentvenga Maria Pia
Chiurazzo Antonietta Rosangela
Graziano Adriana
Malaspina Giulia




L’Amore prima di noi

Sin dal principio l’uomo non ha fatto altro che porsi domande; alcune riescono a trovare una risposta, altre no.
Esiste l’amore? E cos’è?È un sentimento idealizzato dall’uomo stesso per annientare la monotonia di una vita ordinaria, oppure un impulso irrazionale al quale non si può tener testa?
In un’epoca come la nostra, in cui i sentimenti primari vengono accantonati per far spazio a scenari secondari, l’autrice Paola Mastrocola cerca di dare risposta a diverse domande, il cui filo conduttore è l’amore.
L’amore vero non conosce confini, né altro scopo che quello di rendere felice la persona amata. È la gioia dell’attesa e il calore della prima stretta di mano, capace di aprire nuovi orizzonti e proiettarci verso l’infinito.
L’amore a cui siamo abituati a pensare vince ogni ostacolo e qualsiasi resistenza, ma spesso si pensa anche che l’amore di un tempo era capace di sentimenti veri e genuini, non si poteva vivere in solitudine in maniera decorosa e si era più tolleranti. L’uomo non può vivere da solo, ha bisogno di una figura che lo completi.
Ma l’amore di ieri e di oggi ha molti aspetti in comune: c’è stato, c’è e ci sarà sempre.
Come detto in precedenza, l’uomo si pone in continuazione diverse domande, e la prima a cui l’autrice tenta di dare una risposta attraverso la concezione stessa del romanzo è: cos’è l’amore? L’amore non è altro che uno dei sentimenti più antichi e preziosi del mondo, cosi antico da essere addirittura presente nel mito. Ma l’amore narrato in questo libro non è quello a cui tutti noi siamo stati abituati. In questi racconti non c’è sempre un lieto fine, e spesso non ci sono neanche amori corrisposti, anzi, agli occhi del lettore l’amore narrato appare come disperato, tediale, colmo di paure. I nomi citati nei diversi racconti portano con sé storie piene di passioni. E un’altra caratteristica fondamentale del romanzo è proprio questa, il lettore, leggendo queste vicende può trarre degli insegnamenti o addirittura immedesimarsi nei protagonisti dei miti.
Sappiamo però che l’amore è anche rinuncia, come nel racconto di Euridice e Orfeo, al quale toccò un destino crudele. La sua sventura comincia proprio con la morte della sua amata Euridice, la quale fu strappata dalle braccia di Orfeo prematuramente. Egli non si rassegnò e scese negli Inferi, dove riuscì a convincere Ade, signore delle tenebre, a far tornare in vita la sua amata, ma ad una condizione: Orfeo, lungo il cammino verso la Luce non avrebbe dovuto mai voltarsi a guardare la sua amata. Ma Orfeo, impaziente di incontrare lo sguardo di Euridice, si voltò, perdendola per sempre.
Queste le parole di Euridice: ’’L’amore è lontananza, non ho bisogno di vivere con te. In questo buio dove ti vedo e non ti ho, è perfetto per amarti. Fare a meno di te è l’amore’’.
Paola Mastrocola ha sempre unito nei suoi racconti fantasia e realtà, come se avesse la necessità di riferirsi a tutti e a tutte le età di lettori, evocando un mondo interiore dotato di un’atmosfera surreale.
È proprio in quest’ultimo libro che la scrittrice ha raggiunto la perfezione, facendo delle scelte impeccabili. Chi meglio dei miti, con la loro sacralità e le loro spiegazioni a tutti gli interrogativi sull’esistenza e sul cosmo?
Chi altro?
L’amore prima di noi, ma anche dopo di noi, potremmo aggiungere: è gioia, dolore, emozione, follia, ragione, vicinanza e separazione; comunque sia, vale sempre la pena di viverlo. Che sia nella luce o nell’ombra, in un viaggio o in una fuga, l’amore è in tutto: l’amor è ilmondo.

Classe IV° C Liceo Linguistico Carlo Levi :

De Marco Domenìca
Fantini Sharon
Fiorile Martina
Graziano Rosa Michela
Iorio Katia
Le Rose Vittoria Maria
Pesce Raffaella
Sinisgalli Maria
Spagnuolo Angela
Stipo Michela



La simbologia inconscia del mito
“La tua modernità sta tutta nel senso dell’irrazionale. […] L’innamorato e l’odiatore si fanno dei simboli, come il superstizioso. È della passione conferire unicità alle cose. Chi non conosce simboli è un ignavo di Dante. Ecco perché l’arte si rispecchia nei riti primitivi o nelle passioni forti: cerca dei simboli. E vertendo sul primitivo gode del selvaggio. Cioè dell’irrazionale”.
L’artecerca dei simboli, scrive Pavese. “Il mito è un linguaggio, vivaio di simboli cui appartiene, come tutti i linguaggi, una particolare sostanza di significati che null’altro potrebbe rendere”. Nel vivaio di simboli del mito, come ci suggerisce Paola Mastrocola, fa capolino l’amore. Il mitosi rispecchia in esso come in nessun altro. Un amore struggente, a volte crudele, forza incommensurabile che lega il mondo in una rappresentazione teatrale, che rende uniche le cose e le anima di nuova vita. L’amore pensato da Apollo non è altro che inseguire, voler prendere. “Ma non è violenza, o sopruso. È solo incontro, che ti cambia ma ti lascia intatta. Come la luce cambia mille volte al giorno, ma nulla toglie al giorno”. Queste le parole taciute di Apollo verso l’amata Dafne divenuta corteccia, radici.
La ragnatela dialogica tra gli amanti che sono inseguitori, inseguiti, ombre, viaggiatori, che errano e si aggrovigliano fino a creare una matassa di pensieri, domande, attese eterne, risposte irrazionali. Sono parole rotte che aleggiano, si perdono e si ricongiungono.
Un legame indissolubile si instaura tra le nostre più amate letture e ciò che scriveremo in futuro, fino al momento in cui le immagini evocate dai romanzi dell’anima, i dettagli, si attorcigliano in un gomitolo di parole, le nostre.
Paola Mastrocola ridipinge così storie millenarie che molti prima di lei avevano raccontato. Come Dialoghi con Leucò per Pavese, la scrittura e riscrittura del mito diventa strumento che coglie la realtà più intima di chi scrive, dando vita a dialoghi intrisi di lirismo, cercando il mito là dove esso nasce. La scrittura della Mastrocola è una scrittura aperta, versatile, dinamica che non irretisce le parole dei personaggi entro virgolette, in un flusso continuo di domande e risposte, rumori e silenzi, sussurri e grida.
L’amore, fiore tra i fiori nel vivaio del mito, implica lo sguardo, il rapimento, la fuga, il viaggio, la morte, l’ombra. Nell’ombra dell’Ade, l’Orfeo di Paola Mastrocola si atteggia e si esprime con la medesima umanità dell’Orfeo di Pavese. Tormentato dallo stesso macigno, incespicando tra i rovi dell’altro mondo, si ascolta. Pensa a quel gelo, a quel vuoto che ha traversato per trovarla e che lei ora si porta nelle ossa, nel midollo, nel sangue. Ma non è Euridice che cerca, il suo amore; cerca un passato che Euridice non conosce. Ma quel passato svanisce passo dopo passo, sempre di più, sempre più etereo, sempre più ricordo, diafano, spento. Persino il ricordo sa ora di morte e Orfeo compie la scelta più dolorosa della sua vita: abbandona il suo amore per preservarne la dolcezza del ricordo.
“Se raggiungere è far morire il sogno, io non ti perderò, mio sogno. Amerò per sempre la pianta che ora sei: ha in sé l’amore che mi hai negato. Diventerà il simbolo di ciò che non si può avere: arte, che supera la morte”. Una nuova corona cinge il capo di Apollo, la corona dei poeti. Perché sognare è virtù degli innamorati, far sognare, dei poeti.

IV C Liceo Linguistico Carlo Levi :
Sara Pugliese




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