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Recensione del libro ''Moro e La Pira' |
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30/12/2017 | Il libro 'Moro e La Pira Due percorsi per il bene comune' di 384 pagine, edito dalle Edizioni Polistampa , ed acquistabile al prezzo di 24 euro
consta di due parti. La prima contiene la trascrizione di 104 lettere, quasi tutte inedite, del carteggio tra Giorgio La Pira ed Aldo moro, conservate nell’archivio della Fondazione La Pira e presso l’archivio Centrale dello stato (archivio personale Aldo moro b. 187); .La seconda parte del libro raccoglie gli atti di un convegno organizzato dalla accademia di studi storici Aldo Moro e dalla Fondazione Giorgio La Pira il 25 novembre 2016 per ricordare, con un approfondimento storico-critico, il centenario della nascita di Aldo Moro, evidenziando le matrici comuni e i diversi percorsi di questi due protagonisti della vita pubblica italiana. La Pira e Moro sono stati due protagonisti della vita politica che seppero mostrare un atteggiamento di apertura costante rispetto alle trasformazioni della propria epoca, “un senso dell’avvenire” che recava con sé “una visione strategica di ampio respiro”, uno slancio all’azione e al cambiamento ancorato, tuttavia, a una sostanziale concretezza d’intenti, come suggerisce Alfonsi nel suo saggio introduttivo. Tale fu il modo in cui La Pira concepì il suo ruolo di amministratore di Firenze, così pure l’azione riformatrice che lo stesso Moro portò avanti negli anni in cui ricoprì cariche istituzionali, mai scissa dalla necessità di valutare, misurare, regolare l’effettiva “praticabilità” dei mutamenti che avrebbero investito il ruolo che il capoluogo toscano. Già a pochi mesi dalla sua elezione a sindaco, nel giugno 1952, aveva organizzato il primo di una serie di incontri Civiltà cristiana, appuntamenti che erano proseguiti nazioni; nel 1955, in seguito alla grande eco suscitata dal discorso “il valore delle città”, tenuto un anno prima a Ginevra, in occasione della riunione del Comitato internazionale della Croce Rossa, La Pira aveva poi invitato a Firenze i sindaci delle città capitali del mondo per una riflessione sul ruolo che le stesse avrebbero potuto avere nella costruzione della pace mondiale; nel 1958, poi, proprio in occasione del suo incontro con il sovrano del Marocco, Maometto V, era nata l’idea dei “Colloqui mediterranei”, concepiti come un’occasione di distensione e pacificazione tra ebrei, cristiani e musulmani
Biagio Gugliotta
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