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Calendario Ruotese, tema per il 2018 “La Convivialità”

10/12/2017

Il nostro calendario 2018 vuol presentare il nostro popolo felice nell’atto dello stare insieme condividendo un bicchiere di vino o un pranzo alla ricerca della felicità. Forse è da ricercare in questo il senso di quel detto
“ Va la piglie a Ruote “. E’ un fatto che il mangiare e bere insieme è il segno più grande di una famiglia unita, di un popolo che vive in amicizia, di
amicizie che si ritrovano o che addirittura si creano, di amori che si intrecciano e si contraggono.
Pensiamo al rito del maiale…è tutta la parentela, e non solo, ad essere presente Nessuno escluso. Ricordo che qualche volta, nel tempo di Natale, portavo Gesù Bambino ad una anziana signora che era alquanto impedita e non si poteva muovere facilmente, ma quale fu la mia meraviglia quando mi dissero “nun ngè” (non c'è) “dove è andata?”
“a fà la sauzizze nde ze Pietre” (a fare la salciccia)
Che dire poi di un rito che purtroppo mi sembra quasi scomparso: quello del “Cunsele”.si portava il cibo già pronto a casa di una famiglia in lutto per condividerlo insieme: è il mangiare insieme che da la forza di superare il più grande Dolore: la morte. Ricordo a proposito una poesia di Benedetto Buccico che parlava di un bambino appartenente ad una famiglia molto povera ,quel giorno in lutto,che saltellando per strada,tutto allegro,andava dicendo
“agge mangnate sasce e cucche’.” (ho mangiato carne e maccheroni) Appena abbiamo selezionate le fotografie da mettere sul calendario, abbiamo intuito che è presente nel nostro DNA il fatto che questo atto, profondamente umano, ha una radice profondamente religiosa.
Infatti era proprio in occasione del ‘sacrificio di animali (agnelli,buoi e capri) che la famiglia si riuniva per mangiare insieme mettendosi ,così, in comunione anche con la divinità: si prendeva un agnello, alcune parti si bruciavano in onore della divinità,e le altri arrostite si dividevano fra tutti i partecipanti al sacrificio per rinsaldare i vincoli di parentela,amicizia e solidarietà.
Quando non si era in questa dimensione, si rifiutava la partecipazione al sacrificio:tipico il caso di Caino che non partecipava al sacrificio di Abele perché nutriva sentimenti di rancore, invidia e gelosia…..e sappiamo come andò a finire.
Così succede quando un membro della famiglia rifiuta di stare alla stessa tavola perché non si sente in comunione:vedi anche per esempio,quando il marito mangia a tavola e la moglie in cucina……Così nessuno di noi si degna di sedere alla stessa tavola se è presente un nemico, fosse anche un fratello o una sorella: ce lo ricorda un antivo proverbio
Ereme frate e sore quanne magnamme ru puane re tate’ Mo ca nune ngè chiù tate’ nune ngè nè sore e nè frate’.(Eravamo fratelli e sorelle quando mangiavamo il pane di nostro padre, adesso che non ci sta piu nostro padre, non c'è ne sorelle e ne fratelli.)
Che dire poi di Gesù che amava stare a tavola con tutti,non solo a Betania con l’amico Lazzaro e le sorelle Marta e Maria, ma anche con i pubblicani e i peccatori per coinvolgerli e attirarli; anzi con Zaccheo è Lui stesso che si invita “Scendi, oggi voglio fermarmi a casa tua”. E quando ha voluto restare per sempre con suoi discepoli e i suoi amici,lo ha fatto in una CENA (che era il sacrificio dell’agnello pasquale),anticipando il suo sacrificio e comandando di ripeterlo, nel tempo, “in sua
MEMORIA”. I discepoli di Emmaus,trovati tristi e delusi per la via, ritrovano la gioia e la felicità e l’energia quando lo riconoscono risorto “dallo spezzare il pane” che è un’espressione che sta ad indicare proprio il mangiare insieme oltre che la stessa Eucaristia che ha il suo culmine nella santa Comunione.
Anche il Regno dei cieli ce l’ha presentato come un invito ad un banchetto di nozze al quale (purtroppo a loro danno) non tutti aderiscono, e quelli che ci vanno devono indossare la veste bianca. Ma già il profeta Isaia presentava il Regno di Dio come un banchetto grasse vivande e vini eccellenti che Dio stesso preparerà su un alto monte per i suoi amici.

Abbiamo voluto ricordare le vecchie Cantine o Taverne situate nel paese,
una delle più antiche era Taverna Penta, infatti dove era situata gli è stata intitolata un tratto di strada nel centro storico “Salita Taverna Penta”, la prima gestione risale tra gli anni 20” e 50” molto probabilmente apparteneva a una famiglia di Ruoti con un soprannome “Pende” in seguito negli anni 50 fu acquistata dalla famiglia Gabriele (“patruscìédde”) fino agli anni 70”.
Le altre si trovavano, in Vico Casale la cantina di “Saracàre”, in Via Abbasso la Terra la cantina di “ze Ròcche Nonò”, alla Salita San Lorenzo “Cìcche re Zédde”, in Via Appia la cantina di “Geióse”.
Abbiamo voluto ricordare ancora una volta il grande enologo Michele Carlucci, nacque a Ruoti l'8 Novembre 1856 da Giuseppe e da Carmina De Meo.
Di lui il prof. Giovanni Dalmasso nell'Enciclopedia Italiana della Vite e del Vino a cura di Marcello Manni, al fasc. 12, p. 131, e ss. scrive: “Uno dei più grandi Maestri dell'Enologia Italiana. Dedicatosi agli studi agrari Michele Carlucci si laureava in Scienze Agrarie a Portici l'1 dicembre 1878, e subito dopo nominato Assistente alla Cattedra di Botanica e Patologia Vegetale, tenuta dall'illustre Prof. Orazio Comes. Si spense in Ruoti il 17 maggio 1951 alla veneranda età di 95 anni e la Scuola Media di Ruoti è stata a lui dedicata.
I cenni Storici sono stati recuperati dal giornalino mensile Parrocchiale 1969/1976, le poesie in dialetto a cura di Gerardo e Maria Pina De Carlo, il monologo in dialetto
“Ru mįére re Ruote arrive mparavise” (il vino di Ruoti arriva in Paradiso) a cura del poeta Benedetto Buccico, progetto grafico Felice Faraone, grafica copertina Enrico Bochicchio, prefazione Don Antonio Arenella, hanno collaborato Maria Troiano, Luca De Carlo, Enzina Troiano.



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