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I referenti parrocchiali del Sovvenire della Basilicata a convegno regionale |
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20/11/2017 | Si è svolto a livello regionale l’incontro per i referenti parrocchiali del Sovvenire per le sei diocesi della Basilicata. Il tema centrale è stato sviluppato dal dott. Stefano Gasseri: “La promozione del sostegno economico alla Chiesa. Il ruolo del referente parrocchiale”. Un vero momento di alfabetizzazione per i nuovi incaricati e un’occasione per rinnovare l’impegno per quanti svolgono questo ministero già da tempo. L’incontro si è tenuto nel pomeriggio di sabato 11 novembre 2017 presso la Sala ricevimenti “Villa Arcobaleno” in Brindisi di Montagna (PZ).
Nell’introduzione al Convegno, don Domenico Lorusso, incaricato regionale, ha richiamato come “servizio e partecipazione siano segni esteriori dell’appartenenza alla Chiesa” e che “la promozione del sostegno economico alla Chiesa va collocata nella pastorale ordinaria della Comunità Cristiana”. Ha quindi ribadito che l’incaricato parrocchiale debba farsi carico, insieme agli organismi di partecipazione alla vita parrocchiale, di educare, in maniera ordinaria al sostegno economico (e non solo in occasione della Giornata “Insieme ai Sacerdoti” e di promozione dell’8x1000), insieme ai parroci e ai consigli per gli affari economici. Ha quindi proposto a modello di carità San Martino di Tours, nella sua memoria liturgica, richiamando il dono del suo mantello.
S. E. Mons. Giovanni Intini, vescovo di Tricarico e delegato della CEB per il Sovvenire, ha quindi ribadito che parlare del promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica non è fare un discorso tecnico ma si tratta di entrare in un ordine di idee che permette di cogliere quale sia il quadro di riferimento ecclesiale nel quale viviamo. Richiamandosi a 2Cor 8-9 (la colletta promossa da Paolo per la Chiesa Madre di Gerusalemme) si è riferito a san Paolo che porta a modello di generosità la Chiesa di Macedonia: pur non essendo ricca è stata davvero generosa. Paolo scrive che la generosità prova la sincerità dell’amore attraverso la premura verso gli altri. Anche oggi l’amore va manifestato e mostrato, provvedendo ai bisogni della Comunità cristiana a tutto tondo. Gesù Cristo da ricco che era si è fatto povero per venire incontro alla debolezza degli uomini.
Il riferimento a Lumen Gentium 8 ha permesso di richiamare alla mente dei tanti presenti che la Chiesa non è una ong ma nemmeno una società spirituale senza strutture: la Chiesa è un organo visibile sulla terra di cui Cristo si serve per comunicare al mondo fede e speranza.
Anche la Chiesa è chiamata a percorrere la via della povertà per porgere al mondo la salvezza nello stile della sobrietà e della libertà nell’uso dei beni del mondo. Da questo quadro ecclesiologico nasce l’esperienza del Sovvenire e il modello dell’ecclesiologia di comunione rimane la sua base. Poiché la Chiesa è comunione, è famiglia, oggi occorre ribadire che vanno educate tante persone che pensano la Chiesa come un’agenzia che offra servizi religiosi: in parrocchia non siamo ospiti di passaggio in una stazione di servizi. L’esperienza della “Chiesa-comunione” può permettere di far comprendere anche la corresponsabilità. E lo stile di trasparenza è fondamentale nelle nostre comunità, non è solo uno spot promozionale.
Don Giuseppe Abbate, moderatore dell’incontro, ha richiamato che per chi vive in trasparenza e nella legalità non ci sia nulla da temere. Anzi la pedagogia della corresponsabilità e della generosità prevede percorsi educativi più efficaci se si vive in maniera immediata anche la narrazione del bene che si fa con le risorse a disposizione della Chiesa.
Stefano Gasseri, da anni in prima fila nella promozione della mentalità del Sovvenire in Italia, è partito nel suo intervento dall’affermare che solo quando l’uomo si concepisce legato a tutti gli altri, sentiti come fratelli, sia concepibile una prassi pastorale nella quale il bene comune e la povertà non sono cose astratte. La povertà a cui invita Gesù nel Vangelo è quella che vuole arricchire l’altro a cui si è legati perché fratello. Per i credenti, discepoli di Gesù e membri della Chiesa, si tratta di strutturare relazioni di fraternità, relazioni autenticamente e cristianamente vissute. L’importanza del “sovvenire alle necessità della Chiesa” va ribadita per educarci a vivere in uno spirito di comunione vera, con il solo obiettivo del bene comune. L’economia di condivisione è conseguenza di una carità vissuta come relazione di amore. Qui si tratta di capire che “mi sta a cuore” la Chiesa quindi partecipo, sono trasparente, mi sento legato ai fratelli di una comunità che mi appartiene.
Per luogo comune c’è chi dice: ai preti ci pensa il Vaticano, al loro stipendio ci pensa l’8x1000...
Da 2000 anni nella Chiesa la generosità dei fedeli è stata sempre la fonte primaria di sussistenza dei fedeli che accedono agli ordini sacri e della realizzazione delle opere di culto e sociali. Quando Chiesa e Stato hanno fatto il Concordato la cosa chiara era che al sostentamento dei sacerdoti provvedono i fedeli. Quindi è stato richiamato ai presenti che uno dei precetti della Chiesa dice di provvedere e sovvenire alle necessità della Chiesa. Il Codice di diritto canonico dice che ai fedeli (quindi a tutti i battezzati) spetta di sostenere i sacerdoti.
Con la congrua accadeva che chi viveva in una parrocchia benestante stava bene, chi invece era vice parroco o operava in una parrocchia povera o piccola rischiava di fare la fame.
Primo compito ribadito agli incaricati parrocchiali è quello di incentivare le offerte deducibili: lo Stato mette a disposizione questo strumento per aiutare i fedeli, riconoscendo loro un’agevolazione fiscale, a sostenere i sacerdoti. L’idea originaria era basata sulla prospettiva che dovessero essere sufficienti al sostentamento dei sacerdoti le offerte liberali e le rendite delle proprietà acquisite dagli istituti diocesani di sostentamento del clero. Così non è stato perché da cica 30 anni si è dovuto ricorrere, annualmente, ad una fetta dei fondi dell’otto per mille per giungere alla cifra che permette di offrire ai sacerdoti l’integrazione spettante loro.
Con la legge 222/85 sono nati gli istituti diocesani e si è avviato un percorso di perequazione tra parrocchie più povere e parrocchie più ricche. Nel momento in cui un sacerdote ha un’altra entrata (insegnante, cappellano...) questi non ha bisogno di attingere alle risorse dell’istituto diocesano. Perciò il bisogno di un istituto centrale per il sostentamento del clero che acquisisce le offerte e le ripartisce in maniera perequativa.
L’8x1000 alla Chiesa cattolica nasce per il culto e la pastorale, per la carità in Italia e nel Terzo Mondo e per il sostentamento del clero. Per quest’ultima voce si tratta di un capitolo integrativo. La condivisione non è solo una bella parola ma è la felice scoperta da cui si vuole ripartire. Compito dell’incaricato parrocchiale del Sovvenire è anche quello di conoscere la parrocchia: il pensionato, il signore che non è tenuto alla dichiarazione dei redditi vanno cercati, educati, riscoprendo il porta a porta perché il concetto di promozione apre al prenderci cura del bene comune. Sì, perché sovvenire significa proprio prendersi cura.
Infine il dott. Gasseri ha raccontato che in tante diocesi ci sono cose straordinarie, portando alcuni esempi ai presenti. Per sovvenire occorre promuovere e ogni incaricato per promuovere deve innanzitutto formarsi. Stare con la gente è il vero senso della missione.
Dal Convegno emerge il bisogno di sostenere la Chiesa. Lo ha affermato a conclusione dell’incontro Mons. Salvatore Ligorio, arcivescovo metropolita: a tutto tondo la vita delle nostre parrocchie deve esprimere trasparenza e partecipazione. La formazione e l’informazione al sovvenire è questione di mentalità a cui richiamarci ed educarci per informare e formare i nostri fratelli che vivono nelle parrocchie delle diocesi lucane. Non c’è da vergognarsi ma da spendersi perché più si vive in maniera libera più si è evangelici e credibili: la forza del nostro impegno rimane la testimonianza dell’appartenenza alla Chiesa di cui ci sentiamo davvero figli riconoscenti. E solo la riconoscenza apre le porte del cuore a vivere con generosità e consapevolezza.
Don Giovanni Lo Pinto
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