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All'Università di Basilicata si dibatte su Shakespeare |
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15/05/2012 | Le funzioni drammaturgiche del monologo shakespeariano l’argomento che verrà trattato nel seminario “Hamlet: to be or not to be”, che si svolgerà questa mattina alle ore 10 presso l’ Aula Magna dell’ Università degli studi della Basilicata a cura del Centro Linguistico di Ateneo. Interverranno: il Professore Aldo Corcella e il Professore Michele Goffredo dell’ Unibas, con la partecipazione del Professore Vito Amoruso Docente Emerito dell’ Università di Bari.
“Amleto è una delle tragedie shakespeariane più conosciute e citate. Fu scritta probabilmente tra il 1600 e l'estate del 1602. È tra le opere più frequentemente rappresentate in quasi ogni paese occidentale, ed è considerata un testo cruciale per attori maturi. Il monologo di Amleto “essere o no essere” (Atto III, scena I), il passaggio più famoso del dramma, vanta un'immensa gamma di interpretazioni sui palcoscenici di tutto il mondo. Amleto è una delle opere drammaturgiche più conosciute al mondo, ed è stata tradotta in quasi tutte le lingue. «Essere, o non essere» (To be, or not to be ): la battuta viene pronunciata dal principe Amleto all'inizio del soliloquio che apre la prima scena del terzo atto della tragedia. È una delle frasi più celebri della letteratura di tutti i tempi, ed è stata oggetto di numerosi studi e diverse interpretazioni. L'interrogativo esistenziale del vivere (essere) o morire (non essere) è alla radice dell'indecisione che impedisce ad Amleto di agire (il famoso «dubbio amletico»). Spesso è stato associato all'idea del suicidio. Nell'immaginario popolare il celebre soliloquio viene spesso confuso con un'altra scena dell'opera, quella di Amleto che scopre il teschio del buffone di corte Yorick. Questa confusione ha dato origine alle varie rappresentazioni di Amleto che pronuncia «essere o non essere» mentre regge in mano un teschio. Nel linguaggio comune, l'espressione «essere o non essere» viene spesso adoperata anche in senso parodico, così come tutte le infinite varianti di tipo oppositivo. Shakespeare fu in grado di combinare il suo genio poetico con un senso pratico del teatro, strutturando le trame delle sue opere per creare vari centri di interesse e per mostrare diversi possibili punti di vista, senza schemi preordinati. Dopo Amleto, Shakespeare modificò ulteriormente il suo stile poetico, in particolare nei passaggi più emotivi delle tragedie, sottolineando inoltre l'illusione del teatro. Le opere della maturità, con le variazioni della sequenza cronologica degli eventi e i colpi di scena nella trama, sono invece caratterizzate da frasi lunghe e brevi in sequenza, dall'inversione tra oggetto e soggetto e dall'omissione di parole, creando così maggiore spontaneità. Shakespeare fu in grado di combinare il suo genio poetico con un senso pratico del teatro, strutturando le trame delle sue opere per creare vari centri di interesse e per mostrare diversi possibili punti di vista, senza schemi preordinati. L'originalità di Shakespeare non era negli intrecci, ma nell'ampiezza di respiro con cui faceva propri gli apporti più diversi.”
Maria Rosaria Rondinelli
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