Basilicata. Quest'anno, finalmente, pensionato felice e con la penna sempre nel taschino, come deontologia professionale comanda, abbiamo potuto " vivere" per quasi tre mesi, capito? quasi tre mesi, da giugno a settembre, al paesello natio, che altro non è che il pluri famoso e decantato Terranova di Pollino, altrimenti nomato la "Perla del Pollino e culla dell'accoglienza". Niente male per un bel borgo di 1200 abitanti, che ti prende , giorno dopo giorno, per le sue stradine parallele ed intriganti, per quelle vanelle che, per ricordare una bella poesia di Stella Schilizzi, vanelle, dicevamo, che scendono come dita verso il corso principale, dedicato al Sommo Poeta, che tanto ci ha fatto penare per la sua voglia di beatificare il Signore e la sua Beatrice. La parallela a Corso Dante è , invece, appannaggio della malridotta Roma Capitale, importante assai, perchè vi è la dimora di chi vi scrive e che ha sentito, come si dice per ingentilire l'espressione, i nostri primi vagiti, meglio pianti che sanno di bambino, visto i nostri primi passi e assistiti ai nostri primi giochi, quando ancora per strada gironzolavano stezzose gallinelle, che si contendevano l'erbetta tenera che sbucava tra le pietre della strada, tornata essere un vaso di fiori, perchè le galline dalle uova d'oro si sono estinte come i compari polli. Questi,ora, la massaia del posto ,li va a comperare dalla Lucanicheria di Gianluca, che si sforza di garantire la massima genuinità,servendosi dai suoi amici campagnoli e montanari. Ci siamo "scialati", chi lo vuol capire, lo capisca. Ci siamo scialati, soprattutto nella frequentazione delle cene a base di carne e salame arrostiti sapientemente da Lorenzo il Magnifico (qui così lo chiamano perchè ci sa fa fare con la pialla, ma anche con le grigliate )
Non ci siamo fatti mancare proprio niente, ed abbiamo anche avuto più tempo per monitorare il fenomeno "turismo" , che qui è sempre considerato come l'unica speme per una economia sana, che assicuri una vita almeno dignitosa, non proprio da nababbi.
Ecco cosa abbiamo visto e verificato " de visu " ( un tocco di latino, ci vuole sempre, vero Fiore?).
Tutte le varie strutture alberghiere, gli agriturismi ed i bed & breakfast, hanno lavorato bene, con un incremento modesto,ma sempre incremento è, rispetto all'anno passato, come ci ha confermato Luca Tufaro , titolare del BioAgriturismo "La Garavina".
"Stanze quasi sempre piene e tavoli sempre prenotati, per godere pietanze genuine, dal sapore della campagna del monte Pollino, prodotte quasi in toto da noi stessi, dal salame al grano Carosella, alle patate rosse di montagna, oltre agli ortaggi e alle varie tipologie di frutta fresca. Abbiamo cercato di interpretare al massimo lo spirito della sana ristorazione, molto apprezzata dai clienti, che ci frequentano da anni e con i quali si instaura anche un buon rapporto di amicizia. Promettiamo, per questo, una sempre maggiore cura nel servizio e nella ricerca di ulteriori sapori , per soddisfare palati sempre più fini, che ci raggiungono non solo dalle regioni limitrofe, ma anche da altre parti d'Italia, compresa la Lombardia. Quello che gradiremmo, e lo chiediamo da anni, è una maggiore collaborazione da parte delle Istituzioni pubbliche, a cominciare dall'Ente Parco, che ci dovrebbe liberare dai cinghiali, vera piaga per le nostre colture che, in tanti casi, vengono spianate da questo odiosi animali. Lavoriamo anche in collaborazione con le scuole, tanto che le scolaresche del circondario potranno assistere dal vivo alla semina antica del grano, che poi sarà il protagonista del famoso Palio e alla pigiatura dell'uva con i piedi, nella piazza del paese."
Tutto bene, dunque, se si pensa che , da queste parti e fino a qualche anno fa, sembrava impossibile un qualsiasi "miracolo", frutto della passione e della caparbietà dei montanari dal cervello fino e dalla scarpa grossa.
Le dolenti note cominciano a farvisi sentire se si passa al turismo di giornata, quello dei fine settimana, quello "automobilistico". Abbiamo contato , mediamente, trecento macchine che, specialmente la domenica, vengono dalla pianura per risalire fino alle località più belle e amene del Parco Nazionale, come Lago Duglia e Acquatremola, due veri gioielli di questo angolo di paradiso. In maggior parte, sono carovane che provengono dalla vicina Puglia, dal Materano specialmente: ogni macchina con non meno di quattro persone, con il bagagliaio pieno all'inverosimile. Attraversano, generando non poco inquinamento per via dell'andatura ridotta, tutto corso Dante, via di negozi di generi alimentari, macellerie specializzate di carne assolutamente locale, gastronomia con ogni ben di Dio di salsicce, prosciutti, soppressate ricavati da maiali cresciuti nel Parco, panifici. Ebbene, solo una sparuta percentuale si ferma a comperare qualcosa da consumarsi, poi, tra le fresche frasche delle faggete infinite, oltre i 1600 metri. Noi, da segugi e attenti osservatori, tra le macchine parcheggiate qua e là sotto le amene piante, abbiamo visto scaricare teglie di pasta al forno, carne, affettati di ogni specie, gamberoni e, udite udite, finanche cestelli di acqua minerale "Sveva", quella famosa di Monticchio. E' il colmo, se pensiamo che in queste zone ci sono sorgenti di acqua purissima, di alta quota. Insomma, con loro, avviene anche la transumanza di derrate dal frigo di casa alla montagna. Ne abbiamo chiesto ragione a molti e, all'unisono, ci hanno risposto che lo fanno per risparmiare, senza il fastidio di doversi fermare a comperare i prodotti del posto, come si usa fare, invece, in qualsiasi altra parte del mondo. Finito il lauto pranzo e dopo aver sfruttato fino all'osso le strutture messe a disposizione dal Comune, lasciamo un mare di rifiuti sparsi dappertutto per fare ritorno a casa loro, senza sentire il bisogno di bere neanche un caffè nei tanti bei bar del paese. Conclusione: gente tanta e pure scostumata, soldi quasi zero, la qual cosa non fa certo felice i commercianti locali.
"E' una situazione insostenibile, ci dice , anche a nome degli altri esercenti, non poco arrabbiato per non dire altro, Leonardo Ricciardulli, titolare di Alimentari e diversi, in pieno corso, sulla via di transito. Questi signori non hanno la minima idea di cosa voglia dire fare turismo. Hanno una concezione della vita a dir poco trogloditica, tutto a me e niente a te e alla faccia del terranovese, che si vede passare sotto il naso lunghe puzzolenti teorie di macchine. Subiamo un danno non indifferente, pur assicurando un servizio di primo ordine. Purtroppo, non possiamo cambiare certe ottuse mentalità di provincia, intrise di egoismo all'eccesso. E' come se noi di Terranova andassimo a Bari o Matera, portandoci il caffè nel termos o il panino da casa. Questo, purtroppo, è il lato oscuro del turismo meridionale, che frena l'economia. Speriamo che cambi qualcosa, nel tempo".
La gente comune mugugna e critica anche l'Amministrazione comunale, finora assolutamente incapace di trarre profitto da questa situazione assurda e propone il pagamento di un ticket a chi oltrepassi le colonne d'Ercole di Sant'Antonio, ultimo baluardo da superare per salire in montagna. Almeno, ci dicono , si dovrebbero recuperare le spese che il comune affronta per la rimozione di quintali di porcherie, lasciate anche in prossimità di fontane e abbeveratoi , con grave pericolo di inquinamento.
Dal Palazzo di Città non arrivano, purtroppo, segnali incoraggianti in questo senso.
Ci chiediamo, in conclusione, cui prodest, a chi giova avere una montagna incantata, invidiata, se da essa non sgorga una lira che dovrebbe alleviare la difficile vita di coloro i quali , da sempre, hanno atteso questi momenti, quelli d'oro, promessi a go-go dai fautori del Parco Nazionale, che già qualcuno definisce, gravemente, il Porco del Pollino?
Per fortuna, a Terranova, c'è anche una discreta attività sportiva e culturale, di cui parleremo in un prossimo articolo.
Giovanni Labanca
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