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Joe Capalbo: un progetto sulle ali "dell'aquila"

8/04/2010



Dall’Albania a San Costantino, cuore lucano della cultura arberesche. Fathmir è un uomo che ha un cuore multiculturale. Conosce una donna di Senise, se ne innamora e insieme emigrano a Milano; qui Fathmir apre un ristorante assieme ad un suo amico bosniaco, dove i due propongono le specialità culinarie dei loro paesi. Ma vengono truffati e si rialzeranno soltanto grazie alla solidarietà di emigranti come loro e “di quella parte sana della società civile italiana”. Una storia che è un grande lavoro di ricerca sociologica e linguistica. Diretta da Ian Michelini, aiuto regista in “The Passion” di Gibson. Lo racconta così questo film, Joe Capalbo, attore senisese, da sempre impegnato in ruoli ricercati, mai scontati, scelti non per inseguire la fama ma per “la loro forza evocativa e comunicativa” (tra cui “Napoli, Napoli, Napoli” e “Mary” di Abel Ferrara, “Primo Carnera” di Renzo Martinelli) . Lo incontriamo nella sua Senise, nella quale torna sempre durante i periodo festivi.
Come nasce l’idea di questo film?
Tutto ebbe inizio quando Francesco Pamphili, della casa di produzione Kairos Cinematografica, mi prospettò una sceneggiatura, già premiata in Francia, proponendomi la parte del poliziotto. Dopo averla letta fui io a proporgli di interpretare il ruolo del protagonista. Il produttore mi chiese di trovare la chiave giusta per far sì che questo avvenisse ed è stato in quel momento che sono tornato in Basilicata ed ho recuperato molto materiale sulla cultura arberesche, con l’aiuto di Pietro D’Aranno, un giovane talento locale.
-Il produttore è rimasto positivamente impressionato dalla nuova storia, tanto che a fine estate cominceranno le riprese.
Si girerà entro il 2010 a Milano e purtroppo non qui in Basilicata perché il film è stato finanziato dalla Film Commission milanese, dal Ministero ed è coproduzione francese e sarà portato a Cannes o a Venezia. Il mio personaggio, nei momenti di esplosione emotiva della storia, parla metà senisese e metà arberesche stretto, che studierò con l’aiuto di una coach.
E’ un film basato su temi di grande attualità. Qual è la chiave giusta per far passare il messaggio ad un pubblico più vasto possibile?
Il linguaggio del film è quello della commedia, stile anni ’50 o ’60 in Italia, in modo da raccontare tematiche importanti con una sorta di sufficiente disincanto per arrivare a tutti.
Tra i tanti progetti in cantiere quali sono quelli più importanti?
Scommettere sulla produzione in collaborazione con il mio agente Squillante, ora in produzione associata proprio del film di Michelini; un lavoro di Renzo Martinelli con Matt Dillon, che parlerà dell’alluvione di Firenze negli anni ’60; e una produzione importante, a cui tengo particolarmente, sulla storia dell’oro nero in Basilicata.

a breve, sulla web tv, la video intervista


Mariapaola Vergallito



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