Un sistema sofisticato di sovrafatturazioni per finanziare estorsioni mafiose è stato smascherato nel contesto dei lavori del “Terzo Megalotto” della statale 106 Jonica, un'opera dal valore di 1,3 miliardi di euro, il più grande appalto pubblico in Calabria. Le indagini, condotte dal Centro operativo della Dia di Catanzaro e coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda), hanno portato all’arresto di sei persone accusate di estorsione aggravata dal metodo mafioso e istigazione alla corruzione. Tra gli arrestati figura Leonardo Abbruzzese, noto come “Nino”, reggente della cosca Abbruzzese Forastefano al momento dei fatti, avvenuti nel 2022. Abbruzzese, già detenuto al regime di 41 bis dopo l’arresto del novembre 2023 in Puglia durante l’operazione Athena, è stato identificato come figura chiave nell’organizzazione. Gli altri arrestati includono un capocantiere, il suo autista, e tre imprenditori titolari di aziende compiacenti con la cosca. Tra questi ultimi c’è anche un uomo lucano di 61 anni, originario di Tursi. Secondo gli investigatori, il meccanismo prevedeva l’utilizzo di sovrafatturazioni da parte di ditte colluse per simulare costi gonfiati di materiali e servizi.
La quota del 3%, equivalente alla richiesta estorsiva, veniva nascosta all’interno di queste false operazioni e poi versata nelle casse della cosca Abbruzzese di Cassano all’Ionio. Le indagini, scaturite dalla denuncia di un imprenditore vittima di una richiesta estorsiva di 150.000 euro (pari al 3% di un appalto da 5 milioni), hanno rivelato un intreccio di documenti falsi e manipolazioni contabili.
Un capocantiere non indagato nell’inchiesta avrebbe agito come intermediario, indicando alle vittime le ditte presso cui sovrafatturare per pagare la tangente. Un altro aspetto emerso riguarda l’istigazione alla corruzione: uno degli arrestati avrebbe offerto 20.000 euro a un capocantiere di una società a partecipazione statale, incaricato di pubblico servizio, per falsificare certificati relativi allo smaltimento delle acque. Nell’operazione sono state sequestrate tre società, ritenute strumenti essenziali per gli illeciti. Fonti investigative hanno evidenziato che il contraente principale dell’opera, Webuild, ha collaborato attivamente con le autorità per contrastare le infiltrazioni mafiose nei lavori. Le indagini, basate su intercettazioni e analisi di documenti bancari e fiscali, rappresentano un ulteriore colpo alla criminalità organizzata nel territorio, portando alla luce un sistema ben strutturato volto a eludere i controlli e finanziare le attività della cosca Abbruzzese Forastefano.