 Sentiamo il dovere civile e morale di intervenire pubblicamente in relazione all’evento musicale previsto a Venosa il 20 dicembre, con la partecipazione del cantante neomelodico palermitano Daniele De Martino. Lo facciamo con un tono accorato e con il rispetto profondo che nutriamo per la libertà artistica e di espressione, valore costituzionale che Libera ha sempre difeso, ma proprio perché crediamo nella forza della parola, nella potenza simbolica dei linguaggi e nella responsabilità che essi comportano, non possiamo tacere quando emergono elementi di particolare gravità che toccano il terreno delicato della legalità. Più volte in passato Daniele De Martino è stato oggetto del divieto ad esibirsi a causa dei testi delle sue canzoni, che inneggiano alla criminalità ed istigano alla delinquenza. È successo nel 2024 ad Isola del Gran Sasso per decisione del questore ed è successo in varie località d’Italia, sempre per il tenore dei testi delle sue canzoni. È successo a Roma e a Sant’Agata Bolognese nel 2021; l’anno successivo ad Artena, Palermo, Borgia e Sezze Romano, e poi ancora nel 2023 a Velletri, Sant’Agata di Puglia e ancora nel 2024 a Teggiano e Capistrello. “Le sue canzoni veicolano messaggi espliciti contro i collaboratori di giustizia e sono espressione di solidarietà al sistema delle mafie”, aveva scritto il questore di Latina nel vietargli di cantare. E in effetti, per capire come la pensi De Martino, basta ascoltare i suoi brani: come Comando Io, che parla del rampollo di un boss scarcerato che deve vendicare la morte del padre, capomafia assassinato. Non è la prima volta che Daniele De Martino viene chiamato ad esibirsi in Basilicata. Ad agosto del 2018 un suo concerto si svolse, «con il placet dell’istituzione locale», a Scanzano Jonico, comune che a dicembre 2019 sarebbe stato sciolto per infiltrazioni mafiose. L’esibizione del cantante neomelodico, molto noto per i testi inneggianti alla malavita, «che parla dei collaboratori di giustizia come fossero traditori, infami» e «inneggia un boss in carcere chiamandolo “re”», fu richiamata nel 2022 dall’allora procuratore di Potenza Curcio come segnale “sintomatico di una società che non è basata sulla cultura della legalità, non solo per la presenza del cantante in questione, ma anche per il fatto che sotto quel palco ci fossero migliaia di persone”. Lo stesso procuratore Curcio, “parlando di quanto sia importante la cultura della legalità e dell’antimafia e spiegando come, purtroppo, siamo ancora lontani dall’adottarla in ogni contesto anche della nostra regione”, espresse «sconcerto e forte preoccupazione» per l’arrivo preannunciato a Policoro, nel giugno del 2022, “di tal Niko Pandetta, trapper e neomelodico siciliano, nipote del boss catanese Salvatore Cappello, sottoposto al regime speciale di detenzione 41 bis dal 1993”. Oggi la storia si ripete e impone ancora una volta a tutti noi di non tacere, di non girarci dall’altra parte, di denunciare la pericolosità di messaggi che tendono a ribaltare i valori costituzionali di democrazia, legalità e giustizia. Perché, se ancora non fosse chiaro, la mafia, ma anche la mafiosità dei comportamenti e la corruzione, non sono fenomeni di costume, ma mali profondi che corrompono i valori democratici, generano povertà, sudditanza e sottrazione di diritti. Ricordiamo, peraltro, che proprio di recente De Martino è tornato agli onori delle cronache, non per il suo "talento", ma per aver evaso le tasse. Al neomelodico, infatti, dopo una verifica relativa agli anni 2016-2022, sono stati sequestrati beni per 220mila euro. Nelle casse dello Stato sono finiti orologi Rolex, gioielli e denaro contante. I divieti che gli sono stati imposti, però, il giovane neomelodico li ha abilmente aggirati, come si può vedere dai social in cui pubblicizzava centinaia di concerti e feste private, incassando tutto in nero, visto che non ha mai aperto una partita IVA. Proprio i profili, pieni di foto che lo ritraggono in compagnia di mafiosi del calibro degli Spadaro o mentre si esibisce a un matrimonio della figlia di un narcotrafficante calabrese, sono stati utili alle Fiamme Gialle per la ricostruzione dei compensi percepiti: quasi 850mila euro in 6 anni di attività. Per tutti questi motivi riteniamo inaccettabile e perfino pericolosa la presenza nella nostra regione di Daniele De Martino e auspichiamo che le istituzioni, in linea con quanto accaduto in altre realtà, sappiano assumere i provvedimenti ritenuti necessari in relazione al contesto. Ma sollecitiamo anche una presa di coscienza, soprattutto da parte del mondo giovanile, perché sappia guardare in profondità e dietro la patina suadente di messaggi che possono solo generare imbarbarimento, violenza, sopraffazione e grigiore. L’esatto contrario di ciò che vorrebbero far credere. A ciò si aggiunge un ulteriore timore che riteniamo doveroso esplicitare: che eventi di questo tipo possano, anche solo potenzialmente, diventare occasioni di movimentazione o reimpiego di denaro di provenienza illecita. È un rischio noto e documentato in numerosi contesti, in cui il settore dell’intrattenimento e dei pagamenti in contanti può prestarsi, in assenza di trasparenza, a fenomeni di riciclaggio, anche legati ai traffici di droga. Non si tratta di un’accusa personale, ma di una preoccupazione generale che riguarda contesti opachi e non tracciabili e che rafforza la necessità di massima vigilanza da parte delle istituzioni e della comunità civile. È questa una presa di posizione a favore dell’intera comunità regionale, che ha il diritto di non vedere banalizzati anni di impegno civile, di lotta alle mafie, di accompagnamento delle vittime e di educazione alla legalità, soprattutto tra le giovani generazioni. Venosa, come tutta la Basilicata, merita eventi culturali che uniscano, che generino senso critico, che aprano spazi di libertà autentica e non ambigua. Libera continuerà a vigilare, a proporre e a dialogare, senza mai rinunciare a dire parole scomode quando in gioco ci sono i principi di giustizia e legalità, la memoria delle vittime, la consapevolezza e la qualità della partecipazione civica dei nostri territori.
Coordinamento Libera Basilicata e Presidio Libera Vulture Alto Bradano |