Sono trascorsi sette anni da quel tragico 15 settembre 2018, quando a Cersosimo, piccolo borgo dell’area sud lucana, la vita di Angela Ferrara, vittima di femminicidio. Una tragedia che segnò profondamente la comunità, lasciandola nello stordimento di chi fatica ad accettare l’inaccettabile.
Angela Ferrara era nata il 21 marzo, nel giorno della primavera e della poesia, proprio come Alda Merini. Un destino che sembrava già scritto nel suo amore per i versi, con i quali raccontava il mondo, le emozioni e le speranze. «Le brutture erano solo punti di vista», scriveva nei suoi testi, trasformando la realtà con lo sguardo limpido della poesia.
Oggi la sua memoria deve continuare a vivere. A lei sono intitolati il teatro del paese, il presidio di Libera, un laboratorio nella scuola dell'infanzia di Senise e un premio di laurea giunto alla terza edizione. Segni concreti che testimoniano come, dal dolore, siano nati impegni e progetti destinati a durare nel tempo.
Ma l’eredità più preziosa di Angela resta lo sguardo sulle piccole cose: una goccia di pioggia su un finestrino, i grappoli d’uva al sole di settembre, una rosa bianca in giardino, il panorama che si apre dalla piazza di un paese, l’acqua trasparente del mare. È lo sguardo di chi sapeva fermarsi davanti alla bellezza, anche la più semplice, e trasformarla in poesia.
Ricordare Angela significa non dimenticare quel futuro che le è stato negato. Significa, soprattutto, custodire e tramandare il suo modo di guardare il mondo: con occhi nuovi e cuore in ascolto.
lasiritide.it