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Basilicata. Psa: Cia-Agricoltori, fondi nazionali inadeguati

12/05/2025



Nonostante la situazione relativa alla Psa (Peste suina africana) in Basilicata sia migliorata come attesta la Commissione europea che nei giorni scorsi ha ufficialmente deciso il declassamento delle zone di restrizione in 25 comuni lucani (20 sono passati dalla zona di restrizione di livello 1 a zona libera, mentre altri 5 da livello 2 a livello 1) le risorse finanziarie nazionali sono inadeguate per affrontare con più efficacia e determinazione il contrasto alla Psa. A sostenerlo è Cia-Agricoltori Italiani, spiegando che i fondi destinati finora, seppur apprezzabili, si sono rivelati insufficienti per coprire i danni subiti dagli allevamenti e attuare un vero e proprio piano di rientro. Inoltre “il contenimento dei cinghiali resta comunque una priorità da affrontare con misure eccezionali sia per gli effetti Psa che per i gravi danni alle aziende agricole lucane. In più, ora arriva anche la stagione riproduttiva dei cinghiali. Ecco perché, per la Confederazione, è fondamentale rafforzare i sistemi di sorveglianza, di biosicurezza e di contenimento, per evitare una nuova espansione del contagio e proteggere il comparto suinicolo da ulteriori danni. Inoltre, i focolai che seguitano a registrarsi tra i cinghiali, nonostante gli sforzi profusi, continuano a provocare perdite economiche enormi e a compromettere il reddito degli allevatori.
La PSA è una delle più gravi emergenze sanitarie che ha colpito il settore zootecnico, con 53 focolai negli stabilimenti nazionali, soprattutto in Nord Italia.
“Non possiamo permetterci di perdere aziende -spiega il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini-. L’agricoltura sta pagando un prezzo altissimo e troppe imprese rischiano di non riprendersi mai più. Le risorse allocate fino a questo momento, purtroppo, sono ben lontane da quelle necessarie a garantire un piano di risanamento che consenta la riapertura degli allevamenti, la protezione delle filiere e la sicurezza alimentare”.
Cia chiede, pertanto, un intervento mirato e immediato da parte delle istituzioni per assicurare risorse adeguate che possano supportare gli allevatori nella gestione dei danni e nella ripresa delle attività.
“È in gioco tutto il settore, 26 mila aziende e un valore di oltre 13 miliardi di euro tra produzione e industria -osserva il presidente Fini-. Per questo, serve una risposta rapida e forte, che non solo affronti l’emergenza sanitaria, ma che dia anche un segnale di fiducia a chi, nonostante le difficoltà, continua a credere nel futuro della propria attività”.




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