Importante e prestigioso riconoscimento per il rotondese Nicola Di Iacovo, ricercatore presso il laboratorio di Biologia cellulare e molecolare del Dipartimento di medicina e chirurgia dell'Università degli studi di Perugia, diretto dal professor Giuseppe Servillo e dalla dottoressa Maria Agnese Della Fazia. Il giovane studioso ha di fatti ricevuto a Roma il ‘Best Poster Award’, nel corso del 36° Congresso internazionale dell’Associazione italiana culture cellulari, per la qualità e l’impatto dei suoi studi sul ciclo cellulare che un’apposita commissione scientifica ha valutato innovativi, oltre che fondamentali per lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche contro il cancro.
Laureato nel 2018 in Biotecnologie mediche all’Università di Perugia, Di Iacovo ha completato il dottorato in ‘Biologia dei sistemi in patologie immunitarie ed infettive’, è ‘cultore della materia’ nell’ateneo umbro del corso di Patologia generale e, da anni, si occupa in laboratorio della lotta contro i tumori. Segnatamente, il comitato tecnico scientifico interno all’associazione ha esaminato ogni singolo lavoro selezionato per il congresso.
“Il lavoro di cui ho discusso durante il congresso era imperniato sulla ricerca di base, che consente di creare le fondamenta necessarie per arrivare un domani alla produzione di un farmaco. Capire i processi e i meccanismi biologici alla base del ciclo cellulare, rappresenta il primo step nello sviluppo di nuovi approcci terapeutici”, ci spiega il ricercatore lucano.
“Ho studiato il ciclo cellulare - aggiunge - ossia quali sono i vari passaggi necessari alla cellula per dividersi e, conseguentemente, moltiplicarsi, partendo dall’embrione per arrivare all’intero organismo adulto. La conoscenza della fisiologia ci consente di caratterizzare la patologia, per cui, di fronte a cellule tumorali, cerchiamo di capire quali siano i meccanismi che sono saltati permettendogli di progredire molto più rapidamente ed in maniera incontrollata, tanto da acquisire quel vantaggio che culmina con la formazione della stessa massa tumorale resistente al trattamento farmacologico”.
Alla base del lavoro un particolare tipo di gene, che può fungere da grimaldello per comprendere l’origine di una neoplasia. “Abbiamo anche altri progetti in corso - evidenzia ancora Di Iacovo - ma il caso di Roma tratta più specificatamente la caratterizzazione di un gene, che studiamo in laboratorio, denominato ‘Hops’, scoperto in ambito epatico, la cui funzione è dare stabilità al ciclo cellulare. Tuttavia, quando questa proteina manca, oppure è presente in quantitativo ridotto, la cellula risulta più sensibile a divenire tumorale. Quindi, è meno stabile ed ha maggiore difficoltà di contrastare l’eventuale progressione tumorale. Il ciclo cellulare è il risultato di molteplici e complessi singoli processi che si combinano con estrema precisione. Parlare di singoli geni o proteine è sicuramente riduttivo, tuttavia è indubbiamente un punto di partenza e contribuisce a portare risultati che possono essere utilizzati dall’intera comunità scientifica, con beneficio per la società”.
Gianfranco Aurilio
Lasiritide.it