Durante un nuovo sopralluogo presso l'impianto del deposito Eni di Calenzano, è stato compiuto un significativo passo avanti nelle indagini. All’ispezione hanno partecipato i magistrati della procura di Prato, guidati da Luca Tescaroli, e un gruppo di consulenti tecnici incaricati di rispondere ai quesiti investigativi.
I sei esperti, attualmente impegnati nella raccolta di dati, hanno tempo fino alla fine di febbraio per completare una relazione che chiarisca le dinamiche dell’incidente e individui eventuali responsabilità. Resta ancora incerta, per esempio, la causa che ha innescato l’esplosione. Il fascicolo, aperto dalla procura e al momento privo di indagati, ipotizza reati di omicidio colposo plurimo, crollo doloso di costruzioni e rimozione o omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro. Già durante un precedente sopralluogo, gli inquirenti avevano rilevato gravi carenze nei requisiti di sicurezza dell’impianto.
Analizzando i filmati delle telecamere di sorveglianza, è stato possibile constatare che una tubazione installata sulla struttura delle pensiline era priva dei bulloni di sicurezza. A supporto delle indagini, sono stati resi pubblici due video registrati dalle telecamere interne del deposito. Le immagini mostrano le pensiline di carico nel corridoio tra la baia 6 e la baia 7, proprio dove è avvenuta l’esplosione.
Nei video si osserva una nube di vapori che si addensa progressivamente, spingendo un operatore a premere il pulsante d’allarme per arrestare l’impianto. Pochi istanti dopo, alle 10:20, si verifica la devastante esplosione, impedendo alle persone presenti di mettersi in salvo. Il materiale raccolto nel fascicolo d’indagine comprende centinaia di documenti, email e messaggi acquisiti nelle sedi italiane di Eni e presso le aziende esterne incaricate dei lavori di manutenzione. Durante una lunga perquisizione nel deposito di Calenzano, sono stati sequestrati anche dispositivi informatici e regolamenti tecnici. Ulteriori perquisizioni sono state disposte nei confronti di due lavoratori presenti sul luogo al momento dello scoppio: il preposto della Sergen srl, l’azienda responsabile della manutenzione tra le baie 6 e 7, e un autotrasportatore che si trovava nella stessa baia e ha attivato il pulsante d’allarme. Entrambi sono stati privati dei cellulari, che verranno analizzati per ricostruire con precisione le fasi antecedenti e successive alla tragedia.