C’è una nuova speranza nella battaglia contro il cancro, che traccia un cammino verso un futuro migliore. È originaria di Viggianello la prima oncologa al mondo ad aver somministrato un vaccino terapeutico, in combinazione con l’immunoterapia, per prevenire la recidiva dei tumori delle vie urinarie ad alto rischio. La giovane ricercatrice lucana si chiama Mimma Rizzo, ha formato un’equipe di giovani ed è investigatrice principale di questo eccezionale studio clinico internazionale, quindi con pazienti, per l'Oncologia medica del Policlinico di Bari.
Si tratta del primo caso della storia di vaccino personalizzato ad mRNA (RNA messaggero), autogene cevumeran, in valutazione anche per altri tumori solidi, somministrato in combinazione con l’immunoterapia, nivolumab, ad una donna di 75 anni sottoposta lo scorso agosto alla resezione completa di una neoplasia dell'alta via urinaria ad alto rischio di recidiva.
Si tratta di un vaccino progettato per il singolo paziente, sulla base delle specifiche mutazioni individuate sul proprio campione tumorale. Il campione chirurgico e il sangue periferico della paziente sono stati analizzati mediante sequenziamento di nuova generazione (Ngs) da un'azienda di biotecnologia e biofarmaceutica esterna con l'obiettivo di identificare e quantificare le mutazioni somatiche caratterizzanti la sua neoplasia e per generare molecole di Rna messaggero (mRna) codificanti per i neoantigeni specifici del tumore della paziente.
Siamo di fronte ad una vera e propria rivoluzione poiché, fino ad oggi, per questo scenario terapeutico, era disponibile solo la chemioterapia che però presenta un elevato profilo di tossicità e, soprattutto, può dare un limitato vantaggio nel tempo.
Laureata e specializzata alla “Vanvitelli” di Napoli, la dottoressa Rizzo, da 3 anni dirigente medico di I livello a tempo indeterminato presso l’Unità operativa di Incologia medica universitaria del Policlinico, ha alle spalle un ricchissimo bagaglio di esperienza clinica e scientifica anche in strutture dell’Italia settentrionale: ha lavorato di fatti in centri di riferimento oncologici in Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. Dopodiché è tornata al sud, dove ha creato una squadra alla guida della quale sta raggiungendo risultati assolutamente inimmaginabili. Anche perché le sperimentazioni in piedi sono tante altre.
Nello specifico, il Policlinico del capoluogo pugliese è stato il primo centro tra 110 a livello mondiale, di cui 9 in Italia, a portare efficacemente a termine la fase di screening di un paziente eleggibile per lo studio clinico internazionale che valuta l'efficacia della combinazione terapeutica del vaccino cevumeran e dell'inibitore di PD-1, nivolumab. Il cevumeran è un'immunoterapia neoantigene-specifica, attualmente in fase di valutazione per diversi tumori solidi.
Dottoressa Rizzo, ci spiega la natura del vaccino e l’obiettivo da raggiungere?
“Parliamo di un vaccino terapeutico in valutazione in diverse neoplasie solide e, per la prima volta, impiegato da noi in associazione alla immunoterapia convenzionale per una neoplasia delle vie urinarie operata, ad alto rischio di recidiva. Per la prima volta al mondo, quindi, un paziente ha ricevuto la combinazione di questi due farmaci con l’obiettivo di evitare la recidiva locale ed a distanza. L’intento è la guarigione dei pazienti, obiettivo per il quale ho investito e continuerò ad investire nella ricerca clinica con entusiasmo e dedizione”.
Come agisce il farmaco?
“È molto complesso, cerco di spiegarlo nel modo più semplice possibile. Dopo l’operazione, il materiale istologico del paziente viene analizzato per conoscere le mutazioni caratterizzanti il tumore, sulla base delle quali sarà prodotto il vaccino. Una volta somministrato, il vaccino istruisce il sistema immunitario del paziente che, attivato dalla immunoterapia, sarà in grado di attaccare efficacemente eventuali cellule tumorali. Per cui, la recidiva verrà evitata direttamente dal sistema immunitario istruito dal vaccino”.
I risultati preliminari sono soddisfacenti?
“A mio avviso questa combinazione è estremamente promettente e potrebbe cambiare la storia naturale di malattia”.
Il vaccino può avere effetti collaterali?
“Sulla base dei dati disponibili il profilo di tossicità atteso è assolutamente rassicurante, d’altronde stiamo addestrando e sfruttando il sistema immunitario del singolo paziente”.
Gianfranco Aurilio
Lasiritide.it