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Da San Paolo A. la lettera-appello per ''una sola Italia''

6/08/2024



Il sindaco di San Paolo Albanese, Mosè Antonio Troiano, ha inviato una lettera sottoscritta da settanta sindaci e dai Presidenti delle province di Potenza e Matera, Christian Giordano e Piero Marrese, al presidente della regione Vito Bardi e per conoscenza alla Giunta e al Consiglio regionale. Una lettera accorata dove si chiede nell’oggetto “Una sola Italia”.


 


La mobilitazione non si ferma, anzi, è un’onda che come uno tsunami, dopo un terremoto, cresce sempre più forte. Il terremoto c’è, è politico, è forte, intenso. I rappresentanti dei comuni e di altre istituzioni sono preoccupati, sottolineano diversi elementi di anticostituzionalità, ma anche tanta preoccupazione. Un futuro incerto, con poche tutele, e a farla da padrone la legge del più forte. Insomma, il futuro per le nostre regioni, i cittadini, almeno per i firmatari, potrebbe cambiare e in peggio. Una legge, la numero 86, quella per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni, che proprio non va giù. I firmatari lo spiegano a chiare lettere, sono convinti che “mina nelle fondamenta l’unità del Paese, mette a rischio l’unità nazionale, in termini istituzionali e di riconoscimento dei diritti dei cittadini”. “L’esito del voto in Consiglio regionale del 02 agosto 2024 – si legge nel documento- ha respinto la richiesta di impugnativa dinanzi alla Corte Costituzionale della Legge 86/2024”. L’introduzione del sistema di autonomia regionale differenziata – ci tengono ad evidenziare- avrà ripercussioni negative sul sistema dei diritti essenziali del nostro Paese e, segnatamente, delle comunità socioeconomiche più deboli, per la forma di assegnazione della compartecipazione al gettito tributario che penalizzerà le Regioni più deboli e rafforzerà ulteriormente quelle più ricche. L’avvio del procedimento di autonomia differenziata regionale, senza che prima siano state effettuate le necessarie determinazioni dei costi dei fabbisogni standard e conseguentemente dei LEP – precisano ancora- non potrà mai assicurare l’eguaglianza dei diritti per tutti i cittadini della Repubblica. Una richiesta diretta al cuore del Governo regionale, parole forti che chiamano in causa direttamente Vito Bardi, un grido di allarme che arriva dal cinquantatrè per cento dei Sindaci, che rappresentano il sessanta per cento dei cittadini Lucani. Una missiva dove si chiede a Bardi, “uomo delle istituzioni, di rivedere la Sua posizione, rispetto al sostegno dato alla legge de qua, dimostrando, così – questo si legge nel documento- amore verso la Propria Regione e la Propria Patria, difendendo ciò che i nostri Padri Costituenti hanno sancito: La Repubblica, una e indivisibile”. Insomma, si è pronti alla lotta, e come nel Risorgimento, anche questa volta sono proprio le donne e gli uomini di piccole come di grandi comunità meridionali a mobilitarsi, questa volta non per “Unire l’Italia, ma per non farla dividere”. Si riprende idealmente il tricolore di Carmine Senise, di Giacinto Albini, Mignogna, La Cava e di tanti altri liberali meridionali per fermare “l’autonomia differenziata”, che vedrebbe di fatto un Paese viaggiare a più velocità. Una legge del genere, per come scritta – si capisce- non è assolutamente sostenibile. Evidenti, a quanto pare, saranno le ripercussioni negative sul sistema dei diritti essenziali del nostro Paese, mentre i divari territoriali si accentueranno ancora di più. Le Regioni italiane diventeranno piccoli staterelli su varie materie importanti, chi lo vorrà potrà organizzare le proprie funzioni, padroni, in un certo senso, di competenze importanti, come il gettito fiscale che vedrebbe una distribuzione non più su base nazionale a seconda le necessità. Nel calderone dell’autonomia entrano anche i rapporti internazionali, quelli con l'Unione europea, e poi il commercio con l'estero, la tutela e la sicurezza del lavoro, l'istruzione, le professioni, la ricerca scientifica e tecnologica, la tutela della salute e altro ancora. Seriamente compromessi, a questo punto, secondo i Sindaci, altri rappresentanti delle istituzioni e centinaia di voci autorevoli in vari campi, il rispetto dell’art. 5 della Costituzione, ossia l’unità nazionale, e dell’art. 3 della Costituzione, il principio di eguaglianza dei cittadini Un percorso, questo, che potrebbe sostanzialmente minare l’unità della Repubblica e la unitarietà del sistema di diritti dei cittadini italiani.


 


Vincenzo Diego




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