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Rionero in Vulture: misure contro frodi fiscali e autoriciclaggio |
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16/12/2024 |
| Il 13 dicembre 2024, la Procura di Potenza e la Guardia di Finanza hanno eseguito un'ordinanza interdittiva di 12 mesi contro un imprenditore di origine cinese residente a Rionero in Vulture, accusato di evasione fiscale e autoriciclaggio. L'indagine ha coinvolto tre società operanti nel Vulture-Melfese, che tra il 2019 e il 2022 hanno evaso oltre 1,5 milioni di euro tra imposte sui redditi e IVA. Le aziende seguivano il modello "apri e chiudi", cessando l’attività prima dei controlli fiscali. Oltre alle irregolarità amministrative, l'evasione sarebbe stata reinvestita in altre società per occultare i proventi illeciti. Il sequestro di beni per 1,5 milioni conferma l’impegno contro le frodi fiscali. L’indagato è presunto innocente fino a sentenza definitiva. Di seguito riportiamo il comunicato stampa.
Il 13 dicembre 2024, all’esito di una complessa attività investigativa in materia di reati fiscali, coordinata dalla Procura Distrettuale di Potenza e condotta dai Finanzieri della Compagnia di Rionero in Vulture, è stata data esecuzione a un’ordinanza cautelare personale, emessa dal G.I.P. del Tribunale della sede, su richiesta di questo Ufficio, con cui è stata disposta l’interdizione dall’esercizio di imprese e uffici direttivi di persone giuridiche e imprese per la durata di dodici mesi del soggetto ritenuto responsabile di diversi delitti tributari e di autoriciclaggio. La misura interdittiva è stata preceduta da misure cautelari reali finalizzate al sequestro preventivo di disponibilità economiche e finanziarie per un ammontare di oltre 1,5 milioni di euro nei confronti di tre società operanti nel Vulture-Melfese, riconducibili al medesimo imprenditore di origine cinese. L’attività ha preso le mosse da due verifiche fiscali condotte dalle Fiamme Gialle rioneresi nei confronti di due società, evasori totali, che, per i periodi d’imposta dal 2019 al 2022, hanno evaso 745.180,70 euro di imposte sul reddito delle società e 772.753,27 euro ai fini IVA. Le conseguenti attività d’indagine disposte da questa Procura hanno acquisito gravi indizi da verificare nelle opportune sedi giudiziarie in ordine alla circostanza che l’imprenditore di origini cinesi, quale amministratore e socio unico delle due società, avrebbe adottato lo schema di evasione noto come “imprese apri e chiudi”. In sostanza, l’imprenditore, per esercitare l’attività di commercio al dettaglio di prodotti non alimentari, si sarebbe avvalso di due società che, oltre ad evadere completamente il pagamento delle imposte, hanno avuto un breve ciclo di vita, per cui al momento dell’accertamento del fisco l’impresa era già estinta e non era possibile l’azione di riscossione. Le attività d’indagine hanno altresì consentito l’acquisizione di plurime e convergenti evidenze indiziarie nei riguardi di una terza società, successiva alle precedenti ma caratterizzata dai medesimi fornitori, dipendenti e luogo d’esercizio. Ciò ha portato alla compiuta ricostruzione di un quadro probatorio ritenuto grave, prima da questo Ufficio e poi dal Giudice delle indagini preliminari, riguardante un’ingente evasione dell’IVA e delle imposte sui redditi, mediante l’utilizzo del collaudato sistema frodatorio delle aziende cosiddette “apri e chiudi”. Importanti anomalie sono state riscontrate nel corso delle investigazioni, atteso che le predette società, amministrate dal medesimo rappresentante legale, hanno puntualmente e sistematicamente disatteso tutti gli obblighi derivanti dalla vigente normativa tributaria, da quelli dichiarativi a quelli di versamento delle imposte, inclusa la conservazione delle scritture contabili obbligatorie, ostacolando così le attività di controllo della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Entrate. Inoltre, dall’analisi dei conti correnti bancari societari disposta da quest’Ufficio, è risultato che le somme frutto dell’evasione fiscale sarebbero state reinvestite in altre società, inquinando così il circuito economico legale. Sono stati contestati, a vario titolo, nei confronti dell’indagato, i reati di cui agli artt. 5 (Omessa dichiarazione), 10 (Occultamento o distruzione di documenti contabili) e 11 (Sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte) del D.Lgs. 74/2000 e, in parallelo, il delitto di cui all’art. 648-ter 1 C.P. (Autoriciclaggio). Nel precisare che il procedimento penale versa attualmente nella fase delle indagini preliminari, con la conseguenza che per l’indagato vige il principio di presunzione di innocenza fino all’ultimo grado di giudizio, allorquando ne sarà definita la posizione, si indica di seguito il soggetto nei cui confronti sono in corso le indagini: Wu Liming, nato in P.R.C. e residente a Rionero in Vulture (PZ), già amministratore di diritto e socio unico delle società “Tempo d’Oriente Srls” e “Tempi d’Oriente Sris”, nonché amministratore unico e socio di maggioranza della “Maxstore Srl”, tutte con sede a Rionero in Vulture (PZ). Il rilievo economico dei provvedimenti sopra indicati conferma l’importanza della scelta – privilegiata da questo Ufficio – di puntare a un’efficace azione di contrasto patrimoniale ai fenomeni di frode fiscale, attraverso lo strumento del sequestro per equivalente dei proventi dell’evasione. Potenza, 16.12.2024. Il Procuratore Distrettuale della Repubblica f.f. Dott. Maurizio Cardea |
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Non con i miei soldi. Non con i nostri soldidi don Marcello CozziParlare di pace in tempi di guerra è necessario, ma è tardi.
Non bisogna aspettare una guerra per parlarne. Bisogna farlo prima.
Bisogna farlo quando nessuno parla delle tante guerre dimenticate dall'Africa al Medio Oriente, quando si costruiscono mondi e società sulle logiche tiranniche di un mercato che scarta popoli interi dalla tavola dello sviluppo imbandita solo per pochi frammenti di umanità; bisogna farlo quando la “frusta del denaro”, come ...-->continua
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