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Algoritmi e ‘’discontinuità’’ educativa. ‘’Il problema è strutturale, va cambiato tutto il sistema’’

25/09/2024



Una problematica che va affrontata non in un’ottica parziale ed episodica, ma cercando di cambiare un intero sistema, poiché la questione è strutturale: stiamo parlando della difficoltà che molte famiglie si trovano ad affrontare all’inizio del nuovo anno scolastico, ovvero quella di vedere garantita per i loro figli la cosiddetta continuità educativa.


Si tratta di una questione delicata e diffusa, che riguarda in particolar modo gli studenti con disabilità e gli insegnanti di sostegno.


Ne parliamo dopo aver ascoltato alcune storie di genitori che vivono sulla propria pelle e su quella dei figli questa “discontinuità”, causata da un sistema che, per gli insegnanti non di ruolo, anche quando il loro lavoro viene considerato fondamentale per la crescita di uno studente, soprattutto (ma non solo) nella scuola primaria, non prevede una riconferma l’anno successivo.


Con il decreto-legge 31 maggio 2024, n. 71 (QUI IL TESTO), il Governo ha introdotto una serie di misure riguardanti, tra l’altro, il sostegno didattico agli alunni con disabilità. Le nuove norme prevedono la possibilità, per le famiglie degli alunni, di confermare il docente di sostegno qualora il lavoro di quell’insegnante sia ritenuto, diciamo così, meritevole.


 


Ne abbiamo parlato con il segretario lucano della FLC Cgil, Paolo Laguardia.


«Occorre affrontare il problema in maniera strutturale», ci dice subito Laguardia. «Ciò che genera precarietà e totale discontinuità per gli alunni con disabilità è determinato da alcuni fattori. Il principale è che ogni anno, a livello nazionale, vengono assegnati 100.000 posti in deroga, che emergono solo nell'organico di fatto e sui quali non si possono effettuare immissioni in ruolo, concorsi o trasferimenti del personale già di ruolo. Questi posti vengono quindi affidati a supplenze. Di conseguenza, abbiamo una quantità enorme di posti – circa la metà dell'organico di sostegno – che ogni anno vengono assegnati a supplenza.»


Qual è la situazione in Basilicata?


«L'Ufficio scolastico regionale – continua Laguardia – ha autorizzato nell'organico di fatto 486 posti in deroga, rispetto a un organico (escluso il potenziamento) di 1.179 posti. Questi 486 posti in deroga aumentano per l’anno scolastico 2024/25, perché periodicamente vengono presentati nuovi casi, e l'ufficio scolastico riunisce il gruppo GLHP per il sostegno (un gruppo di lavoro nominato dal Dirigente scolastico per ciascun alunno disabile presente all'interno di una scuola, ndr), autorizzando ulteriori deroghe. Dopo la definizione dell'organico di fatto, c’è stato un nuovo decreto che ha stabilito altri venti posti in deroga.


In sostanza, in Basilicata, su un organico di 1.179 posti, abbiamo 486 posti in deroga, quasi la metà, e fino a dicembre ci saranno ulteriori decreti. Questo sistema genera precarietà, un elemento che incide negativamente sulla continuità.»


 


La soluzione?


«Dobbiamo stabilizzare questi posti in deroga nell'organico di diritto, e proponiamo di stabilizzarne 80.000 su 100.000, perché se fossero consolidati nell'organico di diritto, sarebbe possibile assegnare insegnanti di ruolo, il che è il presupposto per garantire stabilità e continuità. Se lasciamo queste enormi sacche di posti in deroga e di precariato, la continuità sarà una chimera. L'altra misura da adottare è una programmazione regionale dei percorsi di specializzazione, perché oggi c’è una discrepanza enorme tra il fabbisogno regionale e l’offerta formativa universitaria. Il ruolo è garanzia di stabilità: se assumo insegnanti in ruolo, favorisco la continuità, perché quel docente ha un contratto a tempo indeterminato. Se, invece, ogni anno assegno centomila posti di sostegno tramite le supplenze, con un sistema di rotazione e algoritmi, è inevitabile che questo meccanismo generi precarietà e scarsa continuità per gli alunni con disabilità. Il problema è che, anziché intervenire sui nodi strutturali, il Governo adotta iniziative che non risolvono il problema, risultando estemporanee, residuali e propagandistiche. Questa iniziativa che consente alle famiglie di richiedere lo stesso docente dall'anno scolastico precedente, previa approvazione del dirigente scolastico, è negativa, perché smantella il sistema trasparente di reclutamento e compromette il diritto di graduatoria. Inoltre, oltre a essere poco trasparente, rischia di diventare persino clientelare.»


 


Mariapaola Vergallito




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