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Acqua del Sud S.p.a ai nastri di partenza,tra l’indifferenza delle Istituzioni e della politica

15/11/2023

Vi sono vicende nella evoluzione storica,politica, economica e sociale di una regione nelle quali tutte le componenti politiche,superando, per il bene comune,la logica della lotta e “del tanto peggio,tanto meglio”,dovrebbero muoversi con voce univoca e sostenere una battaglia comune per difendere i territori ed i diritti delle popolazioni.
Una di queste circostanze è la nascita della Società Acque del Sud, che dal 1 gennaio 2024 subentrerà all’Ente per lo Sviluppo dell’irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia, Lucania ed Irpinia ( di seguito EIPLI), nella gestione di un vero patrimonio pubblico costituito dalla risorsa idrica, dalle infrastrutture idriche, nonchè dalle dighe lucane, in sostanza da tutto ciò che abbiamo identificato comunemente con la dizione risorsa acqua, per la quale in passato si sono sostenute strenue lotte per farne occasione e mezzo di crescita e di sviluppo della Basilicata.
Con l’art. 23, comma 2 bis, della Legge 21.06.2023 n. 74 recante “Disposizioni per il rafforzamento delle capacità amministrative delle amministrazioni pubbliche”, il comma 11 dell’art.21 della Legge 22 dicembre 2011 n. 214 è stato sostituito ed è stato sancito che dal 1 gennaio 2024 è costituita una S.p.A denominata Acque del Sud, che subentrerà all’EIPLI, il cui capitale sociale iniziale è stabilito in 5 milioni di euro, con azioni attribuite al Ministero dell’Economia e delle Finanze, che potrà trasferirle
a) nel limite del 5% a soggetti pubblici ( senza specificare quali);
b) nel limite del 30% a soggetti privati individuati come soci operativi, in ossequio all’art. 17 del
D.Lgs n. 175/2016;
c) nel limite del 65% a società delle quali abbia il controllo, ai sensi dell’art. 2359 del Codice Civile.
A detta Società, dalla data di istituzione, sono trasferite tutte le funzioni del soppresso EIPLI, con le relative risorse umane e strumentali, nonché i diritti a questo attribuiti in forza di provvedimenti, liberi da qualsiasi vincolo ed a titolo originario (pertanto anche quelli in scadenza).
Sono, inoltre, trasferiti ad Acque del Sud S.p.A tutti i contratti di fornitura idrica del soppresso ente, mentre tutti i rapporti giuridici attivi e passivi (vi sono circa 80 milioni di debiti), anche processuali, sorti in capo al soppresso Ente, produrranno effetti solo nei confronti dell’ex EIPLI, la cui gestione è affidata ad un Commissario Liquidatore.
In sostanza, la nuova Società, che usufruirà inizialmente di capitale sociale pubblico,non risponderà di alcun debito o contenzioso in capo al soppresso Ente ed erediterà, ipso iure, tutte le risorse umane e strumentali dello stesso, nonché tutte le concessioni ed i contratti in essere.
Acque del Sud SpA avrà un Consiglio di Amministrazione nel quale la Basilicata, macrofornitrice di acqua, non avrà la garanzia di una rappresentanza, con un Amministratore Delegato nominato dai soci e, pertanto, espressione della maggioranza privata detentrice maggioritaria del capitale sociale.
Per comprendere meglio la rivoluzione in essere è opportuno sottolineare che l’EIPLI, oggi commissariata,gestisce tre grandi schemi idrici nel Sud Italia (Schema Ionico-Sinni, schema Basento-Bradano e schema Ofanto, cui si aggiunge un quarto schema denominato “Sorgenti del Tara) che, nati per scopi agricoli, sono costati”lacrime e sangue” al territorio ed all’ambiente lucano ed hanno assunto il carattere di vero sistema idrico per usi plurimi (potabile, irriguo, industriale ed energetico) ,in cui operano segmenti importanti del servizio idrico (Acquedotto Pugliese, Acquedotto Lucano,Egrib,Consorzi di Bonifica).
L’EIPLI, inoltre, si occupa della gestione, dell’esercizio e della manutenzione di tutte le dighe realizzate in Basilicata ed in Puglia (comprese quelle di Montecotugno di Senise e del Pertusillo) con una capacità di accumulo di oltre 1 miliardo di metri cubi annui.
Tutto il potenziale rappresentato da infrastrutture, reti, dighe, risorse strumentali ed umane, ope legis, passerà ad Acqua del Sud SpA, nel cui Consiglio di Amministrazione ad oggi ed a legislazione invariata, la Basilicata non avrà voce.
Anni di battaglie politiche sostenute per difendere la risorsa idrica e per chiedere le giuste compensazioni ambientali ed i ristori alla penalizzazione dei territori, sia in termini di sottrazione fisica dei terreni, sia in termini occupazionali ed ambientali, rischiano di diventare un lontano, sbiadito ricordo, che si perderà nel corso dei tempi insieme ai pochi vantaggi, che le dure lotte hanno comportato per il territorio lucano.
La fine dell’EIPLI era stata decretata da tempo, già con i governi Prodi, Monti e Gentiloni e noi non siamo tra quelli che sostengono che esso dovesse rimanere in vita, è giusto che venga soppresso un Ente con una massa debitoria così consistente.
Ma il Governo Gentiloni, che è l’ultimo ad avere, nel 2018, ribadito la sua soppressione, aveva ipotizzato il trasferimento delle funzioni e delle risorse dell’EIPLI ad una Società costituita dallo Stato e dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, prevedendo espressamente nella gestione la partecipazione delle Regioni Basilicata, Puglia e Campania.
Le regioni, invece,spariscono, dalla gestione, che si affida sostanzialmente ai privati e questo non può essere condiviso, soprattutto da noi lucani, che nel tempo abbiamo subito le maggiori penalizzazioni. Né, ad oggi, è chiaro quale rispetto sarà garantito degli Accordi di Programma sottoscritti nel tempo dalla Regione Basilicata ed i vari ministeri, da quello del 1999, a quello del 2002, da quello sottoscritto il 27.05.2004 da Bubbico, Viceconte e Fitto,( che sia pure per compensare anni arretrati di mancati pagamenti da parte della Regione Puglia, portò i 35 milioni di euro poi utilizzati per finanziare il Progetto di valorizzazione del Senisese ) a quello sottoscritto da Marcello Pittella, con la Presidenza del Consiglio e la Regione Puglia nel 2016.
Ma soprattutto c’è il rischio che l’art. 7 della L.R n. 10/2020, fortemente voluta da Franco Cupparo, che garantiva strutturalmente che una quota percentuale del 20% delle risorse introitate dalla tariffa della vendita dell’acqua all’ingrosso fosse ripartita nella misura del 64,3% a favore del Senisese e del 35,7% a favore della Val d’Agri, resti inattuato, con grave danno economico e sociale per questi territori.
E’ opportuno che i rappresentanti istituzionali del territorio assumano consapevolezza dell’importanza del momento storico ed affrontino uniti una battaglia, insieme al Presidente della Regione, per rivendicare non solo la presenza della Basilicata nel costituendo Consiglio di Amministrazione di Acque del Sud S.p.A, ma “l’armonizzazione” della legislazione nazionale con quanto già stabilito dagli Accordi di Programma e dalle Leggi Regionali, a tutela e garanzia dei diritti delle popolazioni lucane.
Non serve in questa fase che i partiti politici sposino la miope logica “del tanto peggio, tanto meglio”, perché un giorno la storia condannerà non solo chi ha favorito questa strategia, che è perdente e penalizzante per la Basilicata, ma anche chi non si è opposto per evitare che si consumasse una ingiusta azione politica a danno dei nostri territori e delle sue popolazioni.

Antonio Amatucci



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