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Basilicata: lo sviluppo legato alle infrastrutture è ad un binario morto

6/07/2023

Dal 12 giugno al 10 settembre prossimo, “per lavori programmati di potenziamento infrastrutturale”, il servizio ferroviario sarà sospeso sulla tratta Potenza-Salerno. E’ quanto annunciato dalle Ferrovie dello Stato al Sindaco di Potenza Mario Guarente. Inoltre nella nota diffusa dall’Ufficio Stampa dell’amministrazione comunale della città capoluogo si legge anche che, sempre per lavori, il servizio ferroviario sarà sospeso anche sulla linea Potenza-Taranto dal 12 giugno al 15 luglio e sulla linea Potenza- Foggia dal 7 agosto al 3 settembre. In pratica per circa tre mesi, da giugno a settembre, in Basilicata non circoleranno treni o, se tutto andrà per il meglio, circoleranno a singhiozzo. Ora ci chiediamo, è mai possibile che in una regione periferica e disagiata come la Basilicata vengano soppressi contemporaneamente quasi tutti i treni? O meglio, vengano soppressi quei pochi treni che ancora transitano in regione? Certo capiamo che lo si è fatto “per lavori programmati di potenziamento infrastrutturale”, ma si poteva trovare periodo e modo migliore per procedere ai lavori di ammodernamento della rete ferrata. Per una terra come la Basilicata che ancora nel 2023 vede la ferrovia come un miraggio, bisognava considerare l’impatto emotivo di tale scelta: lasciare una regione per tre mesi senza treni, e proprio nel periodo estivo, significa isolarla nel periodo clou della stagione turistica!
Tutto questo non aiuta certo ad avvicinare la società civile alle Istituzioni e decisioni del genere fanno emergere dubbi e perplessità, magari esagerate, nella mente di cittadini che giorno dopo giorno si vedono privati di servizi alla comunità. Un cittadino potrebbe pensare: “siamo sicuri che dopo tre mesi, terminati i lavori di potenziamento infrastrutturale, la stazione al mio paese riaprirà? Non mancano certo gli esempi a riguardo: qualche anno fa sono partiti i lavori di ammodernamento sulla linea jonica e ad oggi ancora non sono terminati, tanto che il senatore di Fratelli d’Italia Ernesto Rapani lo scorso gennaio ha presentato una interrogazione parlamentare in merito. «Ho chiesto a Trenitalia e RFI per il tramite del ministro Salvini – scrive il parlamentare – quali siano i motivi dei gravi ritardi accumulati nei lavori di adeguamento e velocizzazione della linea ferroviaria jonica e quali iniziative il ministro delle infrastrutture e dei trasporti intenda assumere per garantire il completamento dell’opera». Intanto nel corso del tempo tutta una serie di stazioni lungo la costa jonica calabro-lucana hanno chiuso, con grave danno per i cittadini, così come nel 2011 è stato soppresso l’intercity Milano-Crotone, una linea ferroviaria quest’ultima che più di mille altre azioni messe in campo ha veramente “unito” l’Italia per svariati decenni.
Più volte ci siamo soffermati sulla carenza dei servizi o sul taglio degli stessi nel Meridione in generale e in Basilicata in particolare e ogni volta è come se fosse la prima volta a parlarne. Colpa della politica, delle società che gestiscono tali servizi, della globalizzazione, non sta a noi decidere: quello che a noi interessa è porre e sollevare il problema, cercare di animare un dibattito, provare a cercare soluzioni efficienti per i cittadini. Viviamo in un modo super tecnologizzato nel quale le distanze, giorno dopo giorno, si riducono sempre più ma, paradossalmente, in alcune aree del Paese (poi sempre le stesse) queste distanze aumentano invece che diminuire e le aree interne sono sempre più abbandonate a se stesse. Può definirsi sviluppata una società del genere?
Riconosciamo che la soluzione al problema non è certo facile, ma non è proseguendo su questa linea che si fanno gli interessi dei cittadini, i quali, giova ricordarlo, pagano le tasse in Basilicata come le pagano in Trentino, in Valle d’Aosta o altrove ma non usufruiscono degli stessi servizi.
Ora, in periodo di PNRR e finanziamenti europei vogliamo veramente far fruttare tutte queste risorse creando infrastrutture per il rilancio del Sud oppure continuiamo con la politica dei finanziamenti a pioggia (vecchia di cinquant’anni) distribuiti a destra e manca?
Ai posteri l’ardua sentenza!

Nicola Alfano



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