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''I processi in corso Petrolgate ed il contesto in cui si celebrano''

1/07/2023

Il 3 luglio presso il Tribunale di Potenza, si terrà l’Udienza dei processi unificati Petrolgate 2 e 3, trattasi di ipotesi Disastro Ambientale, derubricato a Disastro Generico per una serie di attività svolte da ENI sul territorio per mitigare gli effetti devastanti delle copiose perdite di “surnatante” termine usato dalle compagnie petrolifere per definire il greggio, fuoriuscite da fori passanti presenti nelle mega cisterne prive fino a poco tempo fa del doppio serbatoio.



Desideriamo ricordare in questa occasione che nel novembre prossimo si terrà invece l’appello del Petrolgate 1 ovvero il processo che ha visto già condannati in primo grado tanto i dirigenti ENI quanto il dirigente Regionale di Basilicata per l’aver realizzato un traffico e smaltimento illecito di rifiuti pericolosi da attività estrattive (venivano trasformati i codici CER dei rifiuti da pericolosi a non pericolosi) per un totale in un solo anno accertato dalla Direzione Nazionale Antimafia ed i NOE di Basilicata pari a 1.465.000 tonnellate (unmilione465mila) di rifiuti pericolosi smaltiti illegalmente in terra di Basilicata, di cui una parte nel pozzo di reiniezione Costa Molina 2 di Montemurro, l’altra parte presso Tecnoparco Val Basento che per altro non aveva la tecnologia adatta per poter smaltire adeguatamente quei rifiuti… Il tutto si badi bene per ottenere un risparmio annuale superiore a 100 milioni di euro. Ma ritorniamo al processo derubricato Disastro Generico, proviamo ad analizzare dove sono gli ostacoli ed i problemi che finiscono per far soccombere sempre la terra di Basilicata ed i cittadini. Ciò che per provano ad ignorare ma è sotto gli occhi di tutti sono le ricadute pesanti sugli habitat naturali, e ne parliamo sull’ultima nota inoltrata alla Commissione Petizioni del Parlamento Europeo, problemi di un aria sempre più irrespirabile, di acque ad uso umano e potabile che di recente hanno subito la declassificazione, occorre un trattamento chimico e fisico spinto per renderle il più possibile potabili quelle acque. In tutto questo la politica soprattutto quella Lucana è assente mentre la magistratura si muove, come dimostrano i processi in corso “Petrolgate”. Tuttavia una Magistratura che non viene adeguatamente supportata a livello Amministrativo da Regione ed Enti Locali, dove l’unico Parlamentare presente e che ha chiesto senza riuscire ad ottenerlo di poter essere accolta come parte civile è l’Europarlamentare Rosa D’Amato dei Verdi Europei.



Liberiamo la Basilicata ed EHPA si aspettavano una reazione della classe politica per la non accettazione di un Europarlamentare che oltretutto essendo di Taranto aveva ben argomentato la motivazione della sua richiesta di parte civile nel processo; a partire esattamente dal fatto che essendo di Taranto le tocca bere a lei ed ai suoi concittadini le acque che provengono dall’Invaso del Pertusillo. Eppure stiamo parlando di un processo che ha visto l’arresto del dirigente ENI, Enrico Trovato, all’epoca dei fatti, responsabile dello stabilimento. La sospensione dai pubblici Uffici per cinque membri del CTR (Comitato Tecnico Regionale) della Basilicata: Mario De Bona (Vigili del Fuoco), Saverio Laurenza (Vigili del Fuoco), Mariella Divietri (Arpab), Giovambattista Vaccaro (inail) e Antonella Amelina (comune di Viggiano). A loro spettava il compito di controllare, sotto il profilo della sicurezza e dei rischi ambientali, l’attività estrattiva dell’Eni.



Le Associazioni Liberiamo la Basilicata ed EHPA, ritengono gravissimi ed intollerabili i silenzi della classe politica locale, visto che presso il Centro Oli di Viggiano vi fu un disastro ambientale annoverabile tra gli incidenti rilevanti vedasi la normativa Seveso-Ter (in vigore sin dal 2015). Ed è avvilente vedere l’immobilismo anche dei Dirigenti preposti ai controlli nonostante abbiano contezza del fatto che presso il COVA sin dal febbraio 2017 è stato accertata la perdita di centinaia di tonnellate di greggio nella falda acquifera, al punto da vedere ancora oggi, a distanza di 6 anni dai fatti accertati, la presenza di decine di elettropompe sommerse che tirano greggio finito nelle acque di falda dei Comuni di Viggiano e Grumento Nova.



Con la petizione al Parlamento Europeo intendiamo chiedere il rispetto delle leggi Europee in terra di Basilicata, chiediamo all’Europarlamentare Rosa D’Amato di non mollare la lotta a difesa dei beni comuni e dell’oro blu, l’acqua che sarebbe potuta essere eccellente grazie alle numerose sorgenti presenti in Val d’Agri, ma che invece per ciò che ha intorno non è per niente naturale. Lo chiediamo per il principio che l’aveva spinta a presentarsi parte civile nel processo, quegli stessi principi che anni orsono fecero aprire un processo a carico dell’ILVA per le enormi quantità disperse nell’aria di diossine, furani, pcb e metalli pesanti.



Ma se ad oggi è possibile verificare l’interessamento quanto meno di una parte del Parlamento Europeo e delle Associazioni Ambientaliste d’Italia, non possiamo dire la stessa cosa dell’attuale classe politica Lucana, sia essa di maggioranza o di opposizione, totalmente assenti dai fatti e, che non applicano neppure quanto previsto dalle vigenti leggi in materia di ambiente e di tutela della salute della gente sul territorio Lucano. Ma vi è di più: malgrado gli incidenti già avvenuti, la Basilicata, ad oggi, non ha dei piani di emergenza esterna, e vi sia stato uno studio VIS (valutazione di impatto sanitario) dei cittadini residenti nei comuni di Viggiano e Grumento Nova; nessuno studio invece, sugli impatti ambientali e sulla salute pubblica su eventuali insorgenze causate delle estrazioni di petrolio e gas dai giacimenti Val d’Agri e Tempa Rossa.



Per questa ragione alleghiamo l’integrazione inoltrata al Parlamento Europeo, che narra di analisi sulla fauna ittica, che ha visto coinvolto oltre alle Associazioni Liberiamo la Basilicata ed EHPA, che materialmente permisero la realizzazione di questo studio sullo stato di salute dei pesci del Pertusillo, anche l’Istituto Superiore di Sanità, l’Istituto Zooprofilattico di Foggia, e l’Università di Valenzano (BA) facoltà di Veterinaria.



L’insieme di queste prove perché si invochi in terra di Basilicata il principio di precauzione che eviti ulteriori autorizzazioni alle estrazioni di petrolio e gas, in aree già compromesse ed estremamente vulnerabili.


Liberiamo la Basilicata ed EHPA - Il legale rappresentante pro tempore

Giuseppe Di Bello



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