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Vaccinazioni: tormento dei bambini, ricordi di sanità antica

31/07/2017

Dopo tanto clamore su giornali e televisione e dopo i numerosi dibattiti di sostenitori e detrattori di questa pratica a nostro avviso importante e necessaria, il numero delle vaccinazioni obbligatorie nei bambini è sceso da 12 a 10. La legge è stata approvata per il bene di tutti.
La vaccinazione è un fondamentale intervento di sanità pubblica che si prefigge di proteggere da malattie gravi o potenzialmente letali sia l’individuo che la comunità, ed è uno scudo protettivo che l’individuo porta, senza mostrarlo, per tutta la vita. Fu Jenner che nel 1796 mise a punto la vaccinazione, una tecnica che consisteva nell’inoculare ai sani il materiale pustoloso di casi di vaiolo lieve, nella persuasione di conferire una solida e duratura immunità contro tutte le altre forme di malattia.
Nell’ambito dei ricordi della nostra infanzia vogliamo ricordare la vaccinazione antivaiolosa, ormai non più praticata per la scomparsa del vaiolo (1980), che nel nostro paese S. Arcangelo, in dialetto, si chiamava vetranella.
Era praticata negli anni ’50 agli alunni delle scuole elementari dal medico condotto, che si recava nelle varie classi per adempiere al suo mandato, in quanto pratica obbligatoria.
Generalmente, tale pratica si svolgeva in primavera e nel giorno stabilito gli alunni delle quarte e quinte elementari si preparavano a ricevere la vaccinazione, che consisteva (previa disinfezione con alcool, della parete laterale alta del braccio sinistro) nella triplice scarificazione longitudinale per mezzo di una lancetta, sterilizzata con la fiamma su una lampada ad alcool, della lunghezza di tre centimetri, parallele tra loro sulle quali il medico riponeva della linfa vaccinica. Si faceva asciugare e l’alunno poteva così riprendere le lezioni.
Il medico condotto, mio padre, che materialmente praticava la vaccinazione con l’aiuto di un infermiere, quando era disponibile, dava inizio all’operazione da uno dei figlioli, come nel ricordo di mio fratello Giuseppe, avvocato a Roma; dato l’esempio, si continuava con le lettere dell’alfabeto che seguivano la M.
Alcune volte, però ed in casi particolari, alcuni ragazzi non praticavano la vaccinazione, in quanto accusavano qualche malore. In accordo col medico, la stessa sarebbe stata eseguita a domicilio, in condizioni di tempo e luogo più consone.
Infatti, l’arrivo del medico rendeva quasi tutti gli alunni nervosi e molti iniziavano a piangere per paura del dolore che avrebbero provato nell’esecuzione della vetranella e alcuni si “facevano la pipì addosso” per la paura.
In casi particolari e su particolari richieste di alcuni genitori, alcune vaccinazioni venivano praticate a domicilio, in ore concordate, dove l’atmosfera rassicurante dell’ambiente familiare avrebbe reso l’operazione meno traumatica e più sopportabile. Questa condizione era riservata alcune volte ai figli di qualche notabile del paese.
Con la eradicazione del vaiolo dal pianeta (1980) è stata debellata con le vaccinazioni una malattia che provocava numerosi morti in Italia ed in Europa come mostrano le statistiche del 1912.

Antonio Molfese medico giornalista torremolfese.altervista.org




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