|
Recensione:“Tre lezioni sull’uomo – Linguaggio, Conoscenza, Bene comune” |
---|
4/03/2017 | Il libro di Noam Chomsky “Tre lezioni sull’uomo – Linguaggio, Conoscenza, Bene comune” di 128 pagine, edito dalla Casa Editrice Ponte alle Grazie, ed acquistabile al prezzo di 13,50,afferma tra le altre cose che le neuroscienze e la filosofia della mente avrebbero qualcosa da imparare. Questa disciplina attuale non è affatto solida come lo era la fisica un secolo fa ma è mutata.L’opinione comune secondo la quale lo studio della mente costituisce le neuroscienze a livello astratto, potrebbe rivelarsi fuorviante quanto le affermazioni sulla chimica di novant’anni fa, se cioè pensiamo alle neuroscienze attuali in senso lato, comprese la linguistica e la filosofia del linguaggio e della che essi presentano molte proprietà sorprendenti, in gran parte impossibili da osservare direttamente e, per alcuni dei loro aspetti importanti, inaccessibili alla coscienza. Tra queste proprietà vi sono la struttura e l’architettura di base del soggiacente sistema computazionale del “linguaggio del pensiero”, costituito dalla lingua interna, lingua, che ogni individuo padroneggia e la cui portata, ampia ma comunque limitata, è determinata dalla nostra natura essenziale. Inoltre gli atomi della computazione, i concetti atomici del linguaggio e del pensiero, appaiono un’esclusiva fondamentale degli esseri umani, il che solleva problemi ardui riguardo alle origini, problemi che non si possono esplorare efficacemente senza tener conto delle proprietà del fenotipo.
L’ autore in questo libro, ha cercato di concentrarsi su determinati aspetti cognitivi della natura umana e considerato gli esseri umani in cui “È evidente” concludeva Hume, “che esiste un principio di connessione tra pensieri o idee diversi nella mente”, una connessione reale, non simulata dall’immaginazione. Tuttavia nella sua filosofia/psicologia questa entità realmente esistente non trova posto, perciò alla fine le sue “speranze svanirono”. E i suoi principi fondamentali crollarono irrimediabilmente. Uno dei momenti più struggenti nella storia della filosofia. Per Russell, ne consegue che la fisica può soltanto sperare di scoprire “lo scheletro causale del mondo, [mentre studia] le percezioni soltanto nel loro aspetto conoscitivo; gli altri loro aspetti restano fuori del suo ambito”, anche se ne riconosciamo l’esistenza, di fatto al massimo grado di certezza, che possiamo o meno trovare delle spiegazioni soddisfacenti nelle nostre imprese scientifiche. Tutto questo sembra misterianesimo bello e buono, o forse lo modifica prendendo coscienza di essere al massimo grado di certezza, mentre tutto il resto rientra nei problemi, di cui fanno probabilmente parte i misteri-per-gli-umani.
Tra questi rientrerebbero i dilemmi considerati gli “ardui problemi” della prime fasi della scienza e della filosofia moderne, nel XVII e nel XVIII secolo. All’epoca il più gravoso di questi problemi riguardava la natura del moto, dell’attrazione e della repulsione. Quegli “ardui problemi”non furono mai risolti, anzi vennero abbandonati e considerati dagli osservatori più perspicaci, come Locke e Hume, quali misteri permanenti; per lo meno misterioso. Pertanto, in questo libro il linguista e il “politico” si incontrano, e dimostrano (se ce ne fosse bisogno) che si tratta di una persona sola: in Chomsky tout se tient. E mai come in queste pagine risulta evidente che lo scienziato che ha rivoluzionato la linguistica e l’appassionato militante perseguono un medesimo fine.
Biagio Gugliotta
|
| | |
archivio
E NEWS
|
WEB TV
|