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Le confessioni , un film di Roberto Andò. Recensione di Mario Coviello

6/05/2016

Dio e denaro, politica ed economia, poveri e ricchi, realtà e illusione, tempo ed eternità. Ed ancora scrittura e musica, natura e artificio. Roberto Andò sceneggiatore e regista de “Le confessioni” con rigore e leggerezza, facendo impersonare il suo credo da un grande Toni Servillo, già protagonista di “ W la libertà”, il suo penultimo film, non si stanca di usare la macchina da presa per indagare la realtà e anticiparla, non smette di suscitare nello spettatore attento interrogativi, domande sul senso ultimo della vita.
Un albergo con tutti i confort che è in fondo una prigione. Un incontro dei grandi della terra che decidono il destino del mondo ,diventa un’occasione per interrogarci su noi stessi, sulle nostre capacità di comprendere quello che accade .
Con una scrittrice di successo e un cantante pop , il monaco certosino Roberto Salus, proprio lui che ha fatto il voto del silenzio, è stato invitato al summit perché “ I media, da quando portiamo avanti la politica dell’austerità a tutti i costi ci vedono male”. Ed è costretto ad ascoltare le confessioni di molti, anche se “ i peccati degli altri mi imbarazzano”.
Confessa il ricco finanziare Rochè che ha il cancro, non si pente,non riceve l’assoluzione e si suicida con una busta di plastica. Da quel momento il monaco è assediato perché i potenti, che hanno deciso l’ennesima manovra di tagli, credono conosca segreti che potrebbero, se rivelati, sconvolgere l’equilibrio finanziario mondiale.
Spiato, interrogato, resiste alle lusinghe e alle minacce. E continua a confessare chi a lui si avvicina perché con Sant’Agostino sa che “la confessione è un grido dell’anima” . Si confessa il ministro dell’economia italiano Antonio Vailati, un Pierfrancesco Favino intenso e finalmente pentito. Vailati, come il suicida Rochè, sostiene che “ la democrazia è una menzogna, l’economia comanda la politica , i parlamenti sono retti da anime morte”.
Roberto Salus ha il coraggio di affermare che “perdere tempo non ha mai fatto male a nessuno”,lui che era un matematico e si è fatto monaco, che scrive libri in odore di eresia, legge sempre e non guarda la tv.
“Io sono dalla parte della pietà” e poiché “ Gesù ama il caso” il monaco riesce a sconfiggere “ l’astratta nozione di austerità”…”la distruzione creativa” del credo economico capace solo di “ sfoltire l’albero”, “ lasciare fuori qualcuno” ,distruggere i più deboli per conservare il potere dei più forti.
Convinto che “non c’è alcuna utilità nel male”, con il silenzio che è “ l’ultima forma di libertà”, Salus Servillo costringe i potenti a rinunciare agli interventi “lacrime e sangue” che abbiamo conosciuto in questi anni e ribadisce nel discorso finale con Gesù “ Date e vi sarò dato, perché nella stessa misura in cui misurerete, sarete misurati”
Con il monaco Roberto Salus che registra il canto degli uccelli, ama il silenzio, si tuffa nel mare e, scandalizza i potenti che conoscono solo la piscina e la sauna, che non passeggiano nei boschi ma sudano solo correndo sulle spiagge, Roberto Andò chiude il film con un cerchio alla Hitchock di “ Io confesso” e alla Charlot con il monaco accompagnato dal cane che ha abbandonato il potente ed è stato ribattezzato Bernardo.
Ho ritrovato in “ Le confessioni” non solo Sant’Agostino e Pascal, ma soprattutto l’enciclica “ Laudato sì” di papa Francesco che invita la politica a riprendere il timone dell’economia per difendere i più deboli, gli umili, stritolati dai meccanismi della grande finanza.
Bella 5 maggio 2016 Mario Coviello




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