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Germania:si rinnova l'Amicizia italo-tedesca,con la Basilicata protagonista |
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1/10/2013 | La bandiera italiana e quella tedesca sventolano insieme lungo la HeyenStraße, quando una signora ci invita in doppia lingua ad assaggiare almeno una delle delizie che il suo bancone offre.
Siamo a Gerresheim, quartiere alle porte di Düsseldorf e il sole, merce rara da queste parti in questo periodo dell’anno, illumina i chioschi colorati della ‘Festa dell’amicizia italo-tedesca’.
Un turista italiano che si trovi oggi in questa parte di Germania nord-occidentale avrà una particolare sensazione di déjà vu, mista a un accenno di sorpresa: tutto in questa via, dai colori, ai suoni e ai cibi, suggerisce un indissolubile connubio fra tradizione tricolore e spirito teutonico.
Nonostante la storica rivalità calcistica e la supposta incompatibilità caratteriale, infatti, tra italiani e tedeschi non c’è tutta la differenza che lo ‘spread’ tra i titoli di Stato dei due Paesi sottolinea impietosamente ogni giorno. Per fugare ogni dubbio è sufficiente prestare ascolto alle voci delle persone, dare un’occhiata alle leccornie presenti sulle bancarelle della Festa o semplicemente sentire nell’aria il profumo della pizza e della pasta fatta in casa, a pochi metri da quello, altrettanto invitante, di Bratwurst e Bratkartoffeln. Italia e Germania si uniscono simbolicamente in un evento che rappresenta al meglio l’atmosfera internazionale e la doppia identità culturale della zona.
Le origini di un simile incastro risalgono agli anni sessanta: l’Italia del dopoguerra è in lenta ripresa, il Sud arranca dietro ai suoi mali cronici e l’allora Germania Ovest è la destinazione prescelta da migliaia di connazionali per migliorare le proprie condizioni di vita e costruirsi un futuro. I primi ad arrivare a Düsseldorf, dopo un estenuante viaggio in treno, iniziano a lavorare alla Glashütte, storica fabbrica di vetro della periferia nordoccidentale, che chiuderà i battenti soltanto nel 2005. L’economia della regione procede a gonfie vele e la comunità italiana cresce di anno in anno, con gli operai del vetro che chiamano in Germania i parenti e riuniscono le famiglie divise. Il quartiere di Gerresheim, in particolare, assume lentamente i contorni di una piccola enclave tricolore in territorio straniero, nascono pizzerie, ristoranti, caffè e negozi italiani: la grande fabbrica è ormai solo il punto di partenza, il primo lavoro dei nuovi arrivati che poi si specializzeranno in differenti attività. A popolare il quartiere sono soprattutto lucani, siciliani, calabresi e pugliesi, un gruppo eterogeneo e multiculturale che si riconosce nell’identità nazionale e che fa scomparire contrasti e distinzioni dei luoghi d’origine.
Nel 2007, a cinquant’anni esatti dall’arrivo del primo italiano a Gerresheim, , il Comitato di quartiere organizza la prima festa in nome della ‘italienisches und deutsches Freundschaft’, riscuotendo grande successo e attirando avventori dal resto della città e dai sobborghi vicini. L’evento giunge quest’anno alla quinta edizione (un anno la festa è mancata per problemi logistici) e porta miglioramenti continui nel programma. Dopo la tradizionale doppia messa di apertura, celebrata prima con rito protestante e poi cattolico per rispettare sia le usanze italiane che quelle tedesche, salgono sul palco diversi gruppi musicali. Le bancarelle intanto si colorano, riempiendosi di prodotti tipici e la gente comincia a ballare e cantare, in un irresistibile mix di canzoni popolari dei paesi d’origine e ritornelli intraducibili nella lingua d’adozione.
Il posto d’onore è riservato alle tarantelle, espressioni caratterizzanti dell’italianità e della meridionalità che coinvolgono con il loro ritmo tambureggiante anche i provetti danzatori tedeschi: in realtà questi ultimi fanno una pessima figura ma, con l’allegria che si respira, nessuno sembra intenzionato a farglielo notare.
Le ‘canzoni dell’emigrante’, ballate tradizionali dense di nostalgia e amore per la propria terra, fanno emozionare i più anziani, che ricordano quando le cantavano tornando a casa, mentre i giovani si divertono come a Carnevale, tra specialità nostrane e immancabili bevute internazionali.
Degno rappresentante della musica lucana è il gruppo ‘I Suoni’ di Terranova di Pollino (1200 anime fra le montagne al confine con la Calabria), che è ormai un habitué della manifestazione. La giovane band ha deliziato i presenti esportando a 2000 km dalla Basilicata le note della tradizione.
Compaesani, sponsor e anfitrioni dei musicisti sono i fratelli Antonio e Carmine Genovese, proprietari dello storico Bistro ‘Terranova’, un’istituzione per gli abitanti del quartiere. Arrivati a Düsseldorf molti anni fa, hanno messo radici in Germania, ma non dimenticano la loro terra natale.
Carmine, il più giovane dei due, è entusiasta dell’ambiente, che gli ricorda proprio il suo paese: “Sembra di stare in piazza a Terranova, soltanto con tanta, tantissima gente in più”. In effetti somiglia davvero a una piazza qualunque, non solo della Lucania, ma del Bel Paese in generale, questo angolo di Westfalia che accoglie a braccia aperte i nostri compatrioti.
La ‘Festa per l’amicizia italo-tedesca’ ha anche il suo momento spiccatamente culturale, quando Enzo Pagliarolo racconta, con un magnifico monologo teatrale, la storia del bandito Salvatore Giuliano.
Chi capisce l’italiano ascolta in religioso silenzio, il pubblico tedesco ci capisce poco (anche perché il racconto è in dialetto siciliano stretto) ma apprezza toni e mimica del narratore, accompagnato da uno struggente sottofondo musicale. La vicenda di Giuliano, fuorilegge palermitano attivo per l’indipendenza della sua regione, ricorda ai presenti le contraddizioni ataviche del nostro Paese, terra di profonde passioni e contrasti irrisolti, dove è sottilissimo il confine tra un criminale senza scrupoli e un eroe popolare assetato di libertà.
Il tempo passa veloce tra un piatto di ‘frrazua’ e una birra chiara, ma la festa continua anche dopo il tramonto con un via-vai continuo di gente nei locali della HeyenStraße e qualcuno che ha alzato un po’ troppo il gomito e faticherà abbastanza per trovare la strada di casa.
Domani però, siamo sicuri, le strade saranno di nuovo pulite e tutto sarà in ordine: il Comitato di quartiere si è impegnato con il Comune a rispettare le regole e, ad ulteriore prova della consolidata solidarietà italo-tedesca, devolverà il ricavato in beneficenza agli istituti scolastici del circondario.
Da situazioni come queste siamo chiamati a comprendere il valore della fratellanza che travalica le frontiere nazionali: i nostri antenati, immigrati in Germania a grandi ondate nel dopoguerra, di certo non stavano simpatici a tutti. Alcuni popoli riescono a sconfiggere la xenofobia, mettere in minoranza i nazionalisti a oltranza e vedere lo straniero come una risorsa umana e professionale, non come un pericoloso concorrente per il proprio limitatissimo orticello.
Per imparare la lezione e rendere gli italiani simili ai tedeschi nell’accoglienza serviranno coraggio, umiltà e grande elasticità mentale: tra qualche anno, forse, saranno le sempre più numerose comunità straniere presenti sul nostro territorio a regalarci la loro ‘Festa dell’amicizia’.
Vincenzo Genovese
Due anni fa l’evento tedesco era stato seguito e raccontato da Mario Golia, così:
http://www.lasiritide.it/flash.php?number=1134
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