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Tra impegno sociale e dedizione alla cultura: intervista ad Anna Silvia Angelini |
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16/05/2021 | E’ sempre interessante scoprire punti di incontro con persone, enti, associazioni e contesti, che seppur geograficamente distanti, senti somiglianti nella weltanschauung e nella missione come operatori culturali e della comunicazione.
Anna Silvia Angelini, è una donna dalle mille risorse: scrittrice, autrice per Bertoni Editore, organizzatrice di eventi legati all’arte e alla cultura; studia criminologia, si occupa delle difesa di donne vittime di violenza fisica, psicologica e domestica ed è anche Presidente dell A.I.D.E Nettuno, associazione indipendente donne europee.
Una figura poliedrica quella di Anna Silvia Angelini, un attivismo il suo che unisce tutta la forza e la delicatezza di una donna che si impegna per l’affermazione dei diritti delle donne contro ogni genere di abuso.
Un esempio il suo anche di imprenditoria sociale e culturale al femminile; da anni infatti, fonda e dirige numerose attività ed iniziative che cura personalmente sul territorio di Anzio e Nettuno, insieme ad un consolidato staff di professionisti.
Nell’ intervista che segue Anna Silvia Angelina ci parla delle sue iniziative con grande generosità, offrendosi come prezioso stimolo per ogni lettore.
"Uscita di sicurezza. Centro di ascolto": di cosa si tratta?
Sono la presidente dal 2013 di un’associazione di promozione sociale, AIDE Nettuno APS, che si occupa di divulgare arte e cultura, nel mio percorso di organizzatrice di eventi e mostre d’arte, ho conosciuto la dura realtà della violenza sulle donne, e ho deciso di aprire uno sportello antiviolenza nel territorio di Nettuno che dirigo personalmente , insieme a professionisti che fanno parte del direttivo della nostra associazione, molto apprezzata e conosciuta anche a livello nazionale, si chiama “Uscita di Sicurezza”.
Il nostro centro si occupa di accogliere le donne vittime di violenza, i nostri professionisti garantiscono anzitutto il loro anonimato; in secondo luogo viene offerta una consulenza psicologica e, qualora ce ne fosse bisogno, anche una consulenza di tipo legale.
Una volta iniziato il percorso, è possibile che venga offerta la possibilità di usufruire dei rifugi per ospitare non soltanto chi chiede aiuto, ma in determinati casi anche eventuali figli minori della stessa; si tratta chiaramente di una misura per lo più temporanea, atta a scongiurare la possibilità che, una situazione già difficile sfoci in eventi ancor più drammatici.
Lei è anche promotrice del prestigioso premio "Donna d'Autore". Di che tipo di premio si tratta? E quando sarà la prossima edizione ?
Il fulcro del Premio Donna d’Autore, è la celebrazione della Donna in contrapposizione alla negatività della cronaca criminale quotidiana.
Il premio é arrivato alla settima edizione, scelgo di premiare eccellenze femminili che nel corso dell’anno si sono distinte per le loro capacità artistiche e professionali.
Sono donne molto diverse tra loro per la loro personalità e carattere ma unite da una forte sensibilità e da una grande passione ed amore per il proprio lavoro.
La stessa passione che metto io nella lotta quotidiana contro la violenza sulle donne.
La cerimonia di premiazione salvo imprevisti si svolgerà a giugno.
"La violenza declinata" è il titolo del suo ultimo libro riguardante il tema degli abusi sulle donne. Oltre che per la sua sensibilità, c'è stato un particolare evento che l'ha indotta a scrivere un libro di questo genere?
L’idea di scrivere un libro era nel cassetto da tempo, l’incontro con l’editore Jean Luc Bertoni è stato decisivo.
Mi sono resa conto, che si parla poco di quello che accade all’interno di un centro che si occupa di dare sostegno alle donne vittime di Violenza, ed ho deciso di parlarne in prima persona, scrivendo un libro che portasse alla luce il lato oscuro che é ancora pieno di ombre.
È un manuale pratico, uno strumento che aiuta le donne a comprendere come agire per tutelarsi, in una società che non tutela le donne, propone soluzioni concrete per i bisogni delle donne che chiedono aiuto, un libro che intende mettere "il dito nella piaga" in fatto di violenza nei confronti degli abusi all'interno delle mura domestiche.
Un libro che tutte le donne dovrebbero avere nella loro borsa, un manuale che insegna a difendersi dalla violenza.
Alcuni dei professionisti che collaborano con me da anni, hanno contribuito in prima persona alla stesura del libro, le storie all’interno dello stesso sono vere, siamo una squadra, e per loro è motivo d’orgoglio che io porti la testimonianza di quello che facciamo.
Che tipo di impatto ha avuto e avrà secondo lei, il covid sia rispetto al mondo della cultura che alle politiche di difesa sulle donne?
L’isolamento e la convivenza in questo periodo di emergenza coronavirus, possono comportare per le donne e i loro figli il rischio di una maggior esposizione alla violenza domestica ed assistita.
Per via della prolungata condivisione degli spazi con il maltrattante, si rischia un aumento del numero di episodi di violenza.
La convivenza forzata con i compagni, mariti e con i figli, in questo periodo, scoraggiano le donne dal telefonare o recarsi dalle forze dell’ordine, infatti all’inizio dell’emergenza si è registrato un brusco calo delle telefonate.
A livello culturale e sociale ad un anno dalla diffusione dell’epidemia di coronavirus, si teme che la ricaduta sociale ed economica possa innescare impatti a lungo termine sull'uguaglianza di genere. Una minaccia non solo ai progressi fatti finora, ma anche un concreto pericolo per donne e ragazze in tutto il mondo di ricadere sotto la soglia di povertà.
Per salvarci dalla violenza, c’è bisogno di prevenzione e di un grande cambiamento culturale e sociale.
La pandemia ha portato alla luce tutte le disparità già esistenti.
Roberta La Guardia
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