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Dalla distopia all’utopia, passaggio necessario per un nuovo umanesimo |
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26/03/2021 | Nel romanzo “1984” lo scrittore George Orwell (1903- 1950), fervido sostenitore di cause politiche e culturali, profilava uno scenario apocalittico e distopico di una realtà fantascientifica e fantapolitica totalitaria, finalizzata al controllo del pensiero. Una profezie attualissima quella di Orwell, che sembra in linea con il controllo geo politico odierno, seppur esso mascherato da una democrazia a volte carnevalescamente camuffata.
“Bisogna seguire gli intellettuali!” mi disse una volta un Amico saggio riferendosi a Pasolini, Moravia, Ugaretti e a tutti i Poeti e gli analisti dell’animo umano e della società.
Dovremmo chiederci verso che società stiamo andando e quale cornice futura ambienterà il nostro vivere? Nel suo ultimo libro “2119. La disfatta dei Spiens” anche Sabina Guzzanti, con l’intelligenza satirica che da sempre la caratterizza, affronta lo spinoso argomento.
Se le teorie economico/commerciali elargisco, spesso su basi statistiche e teorico/pratiche, un nuovo Umanesimo che si propone di restituire attenzione e centralità alle persone e alla persona in quanto tali, non bisogna trascurare, dall’altra parte, una riflessione sui contorni oscuri e virtuali della società moderna.
Le multinazionali del web, tra i detentori principali del potere del mondo, “up-lodano” il nostro cervello e l’egemonia dei social è raccapricciante.
I social hanno anche la funzione precisa di isolarci rendendoci così più distanti dagli altri dunque più infelici e più manipolabili. Molti di noi, al di là della condizione sociale, del livello culturale o dello status, passano molte ore della propria giornata vagheggiando in un vuoto che andrebbe quanto meno meglio compreso e approfondito.
E’ importante essere ancor più consapevoli della trappola che sia i social che la tv rappresentano, vampiri come sono della concentrazione con un “consenso” da parte nostra, troppo spesso passivo e inconsapevole.
Dovremmo tutti tornare ad esserne nuovamente padroni della nostra attenzione nonché più consapevoli dell’indirizzo politico della tecnologia e del condizionamento dei social sul nostro comportamento e sulle nostre vite affinché vengano evitate inumane distanze da noi stessi e dai noi stessi insieme agli altri, per consentire così il necessario passaggio del futuro, dalla distopia all’utopia.
Roberta La Guardia
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