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Quella gentilezza che nessuna epidemia ucciderà mai |
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18/03/2020 | Impara l'arte e mettila da parte. Anzi, tirala fuori al momento giusto e fanne occasione di resistenza.
Sono questi tempi duri; giorni pesanti, obbligati come siamo a starcene chiusi in casa.
Obbligo mal sopportato seppur il fine è la nostra stessa sopravvivenza.
“È questo un buon momento per fare ordine nei cassetti e magari ritrovare un po' se stessi": uno dei tanti consigli dei dottori della psiche, mentre loro colleghi di altre branche sono concentrati nella ricerca di un vaccino contro il coronavirus ed altri ancora in trincea a cercare di contenerne gli effetti nefasti su quanti ne sono già preda.
Ci sono tante storie che cominciano a girare e una voglia raccontarla io.
C'è gente che se ne sta da sola. I figli lontani e almeno uno non in un posto qualsiasi ma in quella parte dello Stivale che ad oggi paga il prezzo più alto alla pandemia.
È in questo contesto che scatta la molla giusta. Quel meccanismo cui forse più che i suggerimenti degli specialisti è attivato da un profondo sentire che genera a sua volta una innata capacità di resilienza che non si trova stampata in nessun manuale.
Di qui il risultato che accende la parte altruistica della creatività.
Una di queste persone è Rosa, la mia vicina e concittadina acquisita.
Sì, acquisita perché è originaria di Missanello e fu l'amore per il suo Mario che purtroppo non c'è più a portarla a Gallicchio.
Rosa è una sarta.
Stamattina, mentre me ne stavo seduto al gradino di casa a leggere al sole, la sento che dal suo terrazzo mi chiama.
Guardingo perché già una volta ho visto passare i carabinieri, mi porto dall'altra parte della strada.
Mi invita a raccogliere un sacchetto che da lassù mi lancia.
“C'è una mascherina -mi dice- ne ho creata qualcuna. Vanno fatte con cura e richiedono tempo ma conto di farne altre e distribuirne”.
È questo il ceppo di persone che nessuna epidemia riuscirà mai a cancellare dalla faccia della terra.
È questa una conferma del nostro essere un popolo di creativi al servizio della collettività.
Grazie Rosa.
Paolo Sinisgalli
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