Il nuovo viaggio dei Renanera con Vittorio De Scalzi
24/04/2019
Un nuovissimo progetto per la musica etno world italiana è quello che vede insieme VITTORIO DE SCALZI (artista di grande popolarità per la musica, non solo italiana, progressive e d’autore, fondatore de “I NEW TROLLS) e i lucani RENANERA al momento la band etnica più rappresentativa di Basilicata. Nel nuovo lavoro negli stores digitali dal 3 Maggio 2019 su etichetta CNI Compagnia Nuove Indye (la casa discografica che ha scoperto gli Almamegretta, ha lanciato Enzo Avitabile e gli Agricantus), i RENANERA e VITTORIO DE SCALZI si sono cimentati insieme in brani in lingua genovese e in lucano, mischiando fonemi, ritmi ed espressività melodico e ritmiche: non solo un progetto musicale ma un vero incontro di culture, che metteranno in collegamento tra Nord e Sud, proponendo canzoni che hanno al centro il dramma delle migrazioni e del Mediterraneo a partire da quel “Creûza de mä” di Fabrizio De André e Mauro Pagani, che ha rinnovato l’epopea della “world music” internazionale. I RENANERA sono una band lucana che si esprime con indole di matrice popolare, in cui sonorità etniche e moderne si miscelano a ritmi serrati di matrice electro-pop. Nella tracklist, oltre a brani inediti, anche i grandi successi dei New Trolls riarrangiati in chiave etnica (“Quella carezza della sera”, “Faccia di Cane” e la notissima “Una miniera” impreziosita da una importante collaborazione artistica con LINO VAIRETTI degli OSANNA), e infine il ricordo di Vittorio della collaborazione con Fabrizio De Andrè (“Creûza de mä” cantata in genovese e napoletano. Ascoltando l’album appare immediatamente la cura dei dettagli e del suono. Molti gli strumenti del mondo inseriti negli arrangiamenti da Antonio Deodati per la tessitura sonora dei brani che rendono unico l’universo “Renanera” oltre alla vocalità uniche di Unaderosa e di Vittorio De Scalzi spiccano la zampogna lucana di Pino Salamone, uno dei più importanti tra i costruttori e i suonatori di zampogne, l’udu drum, la dabouka egiziana, il cajon spagnolo, i tamburi melodici, le tammorrre napoletane e il bohdran irlandese di Pierpaolo Grezzi, gli interventi di Emondo Romano con lo chalumeau, il low whistle e la cornamusa scozzese, il violino di Alberto Oriolo, i cordofoni di Massimo Catalano che ha suonato anche l’ukulele, il saz baglama armeno, il mandolino napoletano, la chitarra battente e la lira calabrese, e infine la ciaramella lucana di Antonino Barresi.
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