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I risultati degli ultimi studi sul lago piccolo di Monticchio |
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25/10/2018 | Dici Monticchio e pensi ad un’oasi incontaminata in cui la bellezza della natura, la religiosità della bianca Badia dedicata a San Michele Arcangelo, lo splendore dei due laghi vulcanici ed il contesto meraviglioso del Vulture fanno del luogo un forte attrattore turistico per il nord Basilicata ma ancor non del tutto “totalmente espresso” mancando di un apposito progetto che porti a crescita, sviluppo e lancio definitivo in termini turistico ambientali. Ma anche qualcosa che è patrimonio di una intera comunità che attende il suo rilancio e vuole farne occasione di occupazione, economia verde, futuro per tanti giovani dell’area. Il tutto, poi, con un gruppo di appassionati che, in questi giorni, hanno reso noti gli ultimi risultati di un loro apposito studio sui laghi, frutto dell’amore per la zona e per tenere alta l’attenzione generale sull’area a livello di istituzioni ricercatori e tutti coloro che, prima o poi, dovranno sedersi a un tavolo per un apposito “progetto Monticchio”, non più procrastinabile. Il gruppo, definitosi “Astrofili del Vulture” capeggiato dall’arzillo 83enne Rocco Summa, zio Rocco per tutti, è composto anche da Antonio Innocenti, la dottoressa Giuseppina Del Prete, l’Università Popolare di Melfi, la Gaudianello, altri amici, a cui non manca la passione per l’osservazione delle stelle e dei pianeti, oltre che un amore smisurato per Monticchio. “E’ un po’ che studiamo il lago piccolo e la sua flora – ha detto Rocco Summa illustrando i risultati degli ultimi studi in un video postato su Fb e YouTube – ma anche le sue caratteristiche e il cambio di colore in alcuni periodi freddi dell’anno”. La curiosità crescente dei presenti ha invogliato Zio Rocco a proseguire la sua disamina “è una caratteristica specifica del lago piccolo che, a differenza del grande le cui acque restano azzurre, vede le sue acque cambiare colore e divenire giallo ruggine quando la temperatura superficiale, d’inverno, scende sotto la temperatura dell’acqua che si trova sul fondo, che risale ed, al contatto con l’aria, si ossida e dà origine ad un colore scuro. Quindi l’ossido di ferro, che è più pesante – ha aggiunto ancora – precipita sul fondo e l’acqua poi torna al suo colore naturale”. La conferma anche col prelievo di alcuni campioni di acqua, in superficie e poi sul fondo, analizzati dalla Fonte Gaudianello lì presente, con i campioni presi al fondo ossidatisi dopo solo 24 ore per il contatto con l’aria esterna. “Ma vi sono anche fenomeni di bolle di gas che salgono in superficie per le scosse sismiche – ha detto ancora l’esperto – e questo è il C02 presente che si libera e fa l’effetto ebollizione del lago, come quando si apre una bottiglia di acqua o bibita gassata, senza dimenticare che abbiamo scoperto la presenza anche di una pianta, il Ceratophyllum submersum, lunga anche decine di metri e quindi molto concatenata, che dà C02 al lago, permette la sua maggiore crescita tra giugno e settembre, anche se è strana averla qui visto che è d’origine europea – nordafricana ed in Italia si è scoperta lungo i canali intorno ad Este”. Insomma l’area di Monticchio merita di essere definitivamente e in modo organico, scoperta, studiata, analizzata per la sua unicità, da università, ricercatori, studiosi, esperti come i tedeschi visti di recente, come Hartig che qui scoprì la Bramea e come hanno fatto questi appassionati, visto che si deve scoprire ancora tanto di questa meraviglia!!!
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