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Basilicata sempre più ..set!“Anno uno” di Rossellini |
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31/05/2012 | “Anno uno” è la biografia dello statista democratico Alcide de Gasperi: dal massacro delle Fosse Ardeatine, sino alla morte, passando per la resa e le conseguenze della seconda guerra mondiale. A questo tema centrale se ne sovrappongono due minori: un giovane disertore si nasconde con la fidanzata a casa dell’amica, poi vi sono le scene all’interno di un caffè, dove un gruppo di persone si trova assieme per esprimere le proprie opinioni. Le due storie nel finale si incrociano, non suscitando, tuttavia, interesse nello spettatore. L’opera è incentrata su dialoghi esclusivamente politici che rendono difficile seguire il filo temporale, e quindi non trascinano lo spettatore. Film accolto severamente dalla critica, che si tramuta in un vero disastro anche sul piano commerciale. Il motivo fondamentale di quest’insuccesso va ricercato nei temi prettamente politici che vengono trattati, arrivando a scontentare tutti: comunisti, socialisti e democratici. A primeggiare è la finzione scenica, usata per sottolineare la falsità di ciò che viene rappresentato. Un didascalismocosì forte che smorza il pathos del raacconto, debole specialmente nel nesso tra vicende pubbliche e private. Insolito è anche il set scelto per le riprese: Matera, che ben poco ha che vedere con le vicende trattate.
Il finale è uno dei più asciutti e tristi di Rossellini, il cui ritorno al cinema, nel 1974, rappresenta una grossa delusione. Non è così chiaro il messaggio che il regista che voglia trasmettere, probabilmente si tratta di una critica nei confronti del nuovo universo cinematografico che si stava affermando; oppure può essere letto come il tentativo di fare un film di storia contemporanea che riassuma il decennio della ricostruzione, girato alla vigilia del “compromesso storico” tra la DC e i coministi; in ogni caso un vero insuccesso.
In effetti, alla fine degli anni ’60 il cinema era cambiato, con l’avvento della televisione come consumo di massa si cominciano a svuotare le sale, ma soprattutto il pubblico, più consapevole e istruito comincia a distinguere cosa guerdaare.
Un Rossellini quasi stanco, ormai al termine della sua gloriosa carriera, troppo distante da perle come “Roma, città aperta” e “Paisà”.
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