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Violenza Visiva e Violenza Verbale: un seminario all'UniBas |
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10/11/2017 | Per la seconda edizione, inaugurando così il ciclo di iniziative per l'A.A. 2017/2018, il Collettivo studentesco WoMan e il Comitato Unico di Garanzia (CUG) di Ateneo dell’UniBas hanno organizzato – presso l'aula A3 del SAFE, nel Campus di Macchia Romana a Potenza – il seminario "Violenza Visiva e Violenza Verbale", con un focus alle differenze di genere e alle loro possibili conseguenze.
Ad aprire i lavori il rettore dell’Ateneo lucano Aurelia Sole e il suo rimarcare l’impegno dell’Università nel favorire la formazione quale strumento di ricchezza di genere e nell’evitare discriminazioni di ogni sorta. Discriminazioni – come sottolineato dall’organismo di vigilanza del CUG – che emergono con fin troppa facilità negli ambienti universitari, in una società sempre più attirata dalla voglia di apparire; di vitale importanza risulta, pertanto, “smontare” il fenomeno e analizzarlo in tutte le sue parti, fino a favorire quel giusto equilibrio tra generi. Da qui, l’obiettivo del Collettivo studentesco WoMan di sensibilizzare sulla violenza di genere, sulle sue perverse dinamiche, fornendo strumenti di conoscenza (come attività e laboratori) e promuovendo un linguaggio condiviso e costruttivo. Partendo dal linguaggio visivo e da quello verbale, si è posta particolare attenzione all’intreccio di relazioni tra significante (segno iconografico, segno linguistico) e significato (senso di un’immagine, di una parola), partendo dalle antiche fonti fino ad arrivare ai contemporanei mezzi di comunicazione: un viaggio dal mondo antico di Giovenale e Ovidio, passando per il giornalismo contemporaneo, il cinema e i fumetti, fino ad arrivare alle pubblicità e alla comunicazione online, che è stato un’occasione di incontro, confronto e dibattito tra studenti, dottorandi, dottori di ricerca e professionisti.
La “Satira II, 6” del poeta latino Giovenale – illustrata dalla dr.ssa Donatella Violante, dell’Università degli Studi della Basilicata – rappresenta una forte espressione di violenza verbale poiché, attraverso espressioni crude fino alla ferocia, critica la degenerazione dei costumi delle donne romane, in quello che fu un periodo di particolare splendore per l’Impero Romano: per Giovenale, l’essenza della donna è la sfrenatezza (specie sessuale), mentre la femminilità diventa un disvalore; continui attacchi alla donna che, secondo i critici, celano una paura della sessualità femminile, che viene fuori da un senso di inferiorità (e di disprezzo) da parte dell’uomo. Attacco che diviene molto più forte e duro quando le donne tendono a occuparsi di politica, di cultura (attività esclusivamente maschili): una denuncia sociale in chiave misogina, che ha i suoi strascichi ancora oggi. Nelle “Metamorfosi” del poeta latino Ovidio, invece, viene fuori tutta la morbosità del dio Apollo nei confronti di Dafne, tanto da rappresentare un paradigma del reato di stalking: come illustrato dalla prof.ssa Marialucia Nolè, questo mito si rivela come un forte esempio di violenza verbale e fisica, fino ad arrivare a conseguenze distruttive nei confronti della donna. Donne che, spesso, divengono doppiamente vittime: dal 1800 alla stampa contemporanea, il giornalista Fabio Amendolara fa un excursus sul linguaggio tacciante e discriminatorio utilizzato dalle testate giornalistiche: una comunicazione evidentemente intrisa di pregiudizi di genere che, inevitabilmente, va a ripercuotersi sulla cultura dell’opinione pubblica.
La scena iniziale (L’alba dell’Uomo) di 2001: Odissea nello Spazio ben sintetizza l’inizio della nostra civiltà con un atto di violenza: senza renderla esplicita, Stanley Kubrick mostra come gli ominidi imparano a utilizzare gli ossi animali quali strumenti di caccia, fino all’uccisione di chi è considerato nemico; una consapevolezza che porterà l’uomo oltre i confini della Terra. Una riflessione sulla violenza nel cinema e nei fumetti – quella di Gianfranco Giardina e Giulio Giordano della Redhouse Lab, prima Scuola lucana di Fumetto e Illustrazione – sulla sua funzione etica e morale (una sorta di “giustificazione” fino agli anni ’70), che tende a essere quasi “estetizzata” nei film di Quentin Tarantino o di John Woo. Ma la violenza di genere passa anche, o forse soprattutto, nelle nostre vite contemporaneamente online/offline: spesso – come sottolinea Sara Lorusso, giornalista e co-fondatrice di Effenove, società lucana di produzione cinematografica e di visual effect 3D – le stesse campagne televisive contro la violenza di genere sortiscono effetti contrari e divisivi nell’opinione pubblica, andando così a intaccare questioni etiche e morali.
Un viaggio intenso nella comunicazione e nelle sue diverse forme, che permette di analizzare il fenomeno e analizzare noi stessi in rapporto al contesto che viviamo ogni giorno e al linguaggio che usiamo. In replica oggi a Matera – dalle ore 9 alle ore 13, presso l'aula 43 di via San Rocco – l’invito profondo è quello di essere sempre più consapevoli della parola usata.
Marialaura Garripoli |
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