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Parte dalla Basilicata la 3^ ediz. della campagna Legambiente contro le emissioni di metano. Rilevati 25 punti critici |
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17/04/2025 |
|  È partita dalla Basilicata la terza edizione di “C’è puzza di gas - Per il futuro del Pianeta non tapparti il naso”, la campagna nazionale di Legambiente contro le dispersioni di metano dalle infrastrutture del gas naturale. Grazie al “naso elettronico”, sono stati individuati 25 punti critici in quattro impianti lucani, con concentrazioni elevate di metano, anche oltre i 30.000 ppm*m. Il metano è un gas serra potentissimo: nei primi 20 anni ha un potere climalterante fino a 86 volte maggiore della CO₂. Legambiente chiede controlli più severi, norme più ambiziose e un cambio di rotta verso energie pulite. Di seguito il comunicato di Legambiente Basilicata: Parte dalla Basilicata la terza edizione di C’è puzza di gas - Per il futuro del Pianeta non tapparti il naso, la campagna nazionale di Legambiente che monitora le dispersioni di metano dalle infrastrutture del gas naturale, e che quest’anno è realizzata su incarico dell’Environmental Investigation Agency nell’ambito della Methane Matters Coalition. Sotto la lente di ingrandimento quattro impianti: l’associazione ambientalista, grazie al nuovo strumento di rilevazione “naso elettronico”, ha individuato ben 25 punti di emissione, concentrando il monitoraggio sugli otto con le emissioni più elevate. In particolare, due le flange prese in esame presso la cabina di regolazione e misura a Grumento Nova (PZ), tre flange nel sito REMI a Ferrandina (MT), un tubo di sfiato presso la cameretta di misura del gas a Grumento Nova e un tubo di sfiato e una flangia analizzati nel pozzo produttivo erogante Accettura a Garaguso (MT). Secondo i dati preliminari, tutti questi elementi hanno mostrato punti di misura, quasi il 48%, superiori a 150 ppm*m (parti per milione per metro). Significativo è il caso della cameretta di misura del gas a Grumento Nova: il monitoraggio effettuato sul tubo di sfiato ha registrato una media di 10.366 ppm*m con valori che oscillavano tra 185 a 30.234 ppm*m. Continuando nel dettaglio, le due flange arrugginite analizzate presso l’impianto REMI di Grumento Nova hanno fatto rilevare per la prima flangia valori da 103 a 31.657 ppm*m e una media di 4.181 ppm*m, mentre per la seconda valori da 100 a 30.449 ppm*m e una media di 3.104 ppm*m. Necessarie ulteriori verifiche e controlli anche nel sito REMI di Ferrandina che, solo in una delle tre flange ha presentato valori pari a una media di 177 ppm*m. Dato, comunque, da non sottovalutare considerando il potere climalterante del metano. Nelle altre due, invece, i valori registrati hanno messo in evidenza concentrazioni di metano pari a una media di 1.443 ppm*m, con valori da 100 fino a 9.182 ppm*m nel primo caso e nel secondo una media di 1.166 ppm*m, con un range di valori tra 103 e 11.460 ppm*m. Nel pozzo produttivo Accettura, infine, si sono registrati nel tubo di sfiato valori tra 100 a 1.258 ppm*m, pari a una media di 253 ppm*m e, nella flangia, valori fino a 1.458 ppm*m con una media 731 ppm*m. I dati rilevati da Legambiente attraverso i monitoraggi mettono in evidenza il lavoro lungo e complesso che il nostro Paese deve ancora fare per ridurre, fino ad azzerare, tali emissioni fuggitive, derivanti da pratiche che dovrebbero accadere solo occasionalmente, come i casi di venting, ossia i rilasci volontari. Ma anche in termini di controllo e manutenzione, come nei casi delle dispersioni legate alle flange. Emissioni che, in ogni caso, non dovrebbero essere presenti, grandi o piccole che siano. “L'intensa attività estrattiva in Basilicata, che nel solo 2024, stando ai dati del ministero dell’Ambiente, ha prodotto 3,7 milioni di tonnellate di petrolio e oltre 1 miliardo di metri cubi di gas, insieme alle preoccupanti rilevazioni sulle dispersioni di gas registrate con i nostri monitoraggi, rende evidente la necessità di aumentare la frequenza dei controlli da parte degli operatori e di introdurre normative più rigorose da parte delle autorità competenti” - dichiara il presidente di Legambiente Basilicata, Antonio Lanorte -. “È anche necessario un cambiamento nel modo in cui vengono gestite queste attività, puntando a soluzioni più sostenibili”. “Per combattere l’emergenza climatica e rispettare gli impegni internazionali, anche quelli volontari come il Global Methane Pledge, sono necessari controlli puntuali e normative più ambiziose a livello nazionale e comunitario” - dichiara Katiuscia Eroe, responsabile energia Legambiente -. “Nonostante gli impegni, l’Italia è ancora in ritardo, come evidenziato dall’inventario delle emissioni di gas serra di ISPRA. Con la sua vasta infrastruttura a gas e la dipendenza dalle importazioni di gas fossile, il nostro Paese ha l’interesse a non solo rispettare le normative europee, ma anche a fissare obiettivi più audaci, mirando a ridurre le importazioni e alleggerire il bilancio energetico. Per questo, abbiamo richiesto al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica di partecipare al tavolo di lavoro istituzionale, convinti di poter offrire un valido contributo grazie al monitoraggio capillare che portiamo avanti da oltre tre anni”. L’Italia non solo sta contribuendo troppo poco all’obiettivo del Global Methane Pledge - che prevede la riduzione delle emissioni di metano di almeno il 30% entro il 2030 - ma è anche in ritardo sulla tabella di marcia contenuta nel Regolamento europeo sulle emissioni di metano nel settore energetico. Il nostro Paese non ha rispettato la scadenza del 5 febbraio scorso, entro cui avrebbe dovuto individuare le autorità competenti per i diversi ambiti di intervento per la riduzione delle emissioni di metano, mentre non più tardi del 5 maggio, gli operatori del settore energetico devono presentare il loro piano di indagine di Rilevamento e Riparazione delle Perdite presso le autorità competenti. Il metano, un rischio per il clima e la salute. Il metano contribuisce significativamente al riscaldamento globale, questo infatti ha un potere climalterante, nei primi 20 anni, fino a 86 volte più forte della CO2. Non a caso l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) valuta che a questo gas è attribuibile oltre un terzo del riscaldamento globale. La riduzione delle emissioni di metano è infatti cruciale per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, con benefici rapidi sul clima. Le dispersioni del gas serra lungo la rete di distribuzione non solo sprecano risorse, ma generano ozono troposferico, che causa malattie respiratorie e mortalità prematura. Ridurre l'ozono potrebbe prevenire 70.000 morti premature all’anno nell'UE e salvaguardare le coltivazioni agricole, evitando danni per 2 miliardi di euro. La campagna nazionale di Legambiente “C’è puzza di gas - Per il futuro del Pianeta non tapparti il naso” denuncia i rischi dell'estrazione e distribuzione di gas naturale in Italia, evidenziando le perdite e i rilasci di metano attraverso monitoraggi delle infrastrutture del gas fossile. Alla sua terza edizione, l'iniziativa promuove maggiore trasparenza, controlli più severi e un cambio verso fonti energetiche sostenibili. Dopo la Basilicata, proseguirà con altre sette tappe in Piemonte, Lombardia, Campania, Umbria, Marche, Veneto e Calabria. Nota metodologica. Tutti i monitoraggi sono stati effettuati tra il 24 e il 26 febbraio 2025 attraverso l'uso di un “naso elettronico” che, dotato di un sensore a infrarossi, è in grado di rilevare la presenza di metano e quantificare la concentrazione di metano in una data area.
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Non con i miei soldi. Non con i nostri soldidi don Marcello CozziParlare di pace in tempi di guerra è necessario, ma è tardi.
Non bisogna aspettare una guerra per parlarne. Bisogna farlo prima.
Bisogna farlo quando nessuno parla delle tante guerre dimenticate dall'Africa al Medio Oriente, quando si costruiscono mondi e società sulle logiche tiranniche di un mercato che scarta popoli interi dalla tavola dello sviluppo imbandita solo per pochi frammenti di umanità; bisogna farlo quando la “frusta del denaro”, come ...-->continua
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