Al Tribunale di Lagonegro si è svolta l’udienza dibattimentale con l’audizione dei testimoni di parte civile nel processo sulla morte di Giovanna Pastoressa, deceduta nel 2019 a causa del disastro del palazzetto dello sport di Lauria.
Sono stati ascoltati due testimoni: il primo, consulente del Comune di Lauria, incaricato di redigere un progetto di fattibilità economica per il possibile rifacimento del palazzetto e responsabile della messa in sicurezza della struttura dopo il crollo. Successivamente è stato ascoltato il testimone di parte per la Balena Srl, proprietaria della struttura che ospitava la palestra in cui si trovava Giovanna. Il giudice ha confermato la prossima udienza per il 29 gennaio, durante la quale saranno ascoltati i testimoni degli imputati, e ha fissato una successiva udienza per il 21 febbraio. Nel frattempo gli avvocati della difesa hanno annunciato che i loro assistiti rinunciano all’audizione, ad eccezione dell’ex amministratore dell’impresa subappaltatrice che realizzò il palazzetto.
Oggi sono 5 anni da quella serata in cui la normalità si trasformò in tragedia. La famiglia Pastoressa è seguita dagli avvocati Donadio e Melfi. Accanto alla famiglia c’è anche l’associazione Libera.
Era il 13 dicembre e Giovanna si trovava in palestra. Si stava allenando sul tapis roulant quando tutto accadde: le macerie della palestra la travolsero e non le lasciarono scampo. Trasportata in condizioni disperate al «San Carlo» di Potenza, morì qualche giorno dopo. Tutto a causa di un volo di 50 metri fatto da parte della copertura di un palazzetto dello sport che finì la sua corsa proprio su quella palestra. Cosa mai era accaduto per riuscire a sollevare, in una sera di quasi inverno, il pesante tetto di un palasport? Le cronache parlarono di «tromba d’aria». Non fu così. Il processo in corso a Lagonegro, che tra i 9 imputati vede coinvolti chi progettò la struttura, chi la realizzò, chi doveva controllare, chi collaudò, sta dimostrando altro.
Quella sera la trave del palazzetto si sollevò, ruotò, si staccò dalla struttura, compiendo una rotazione «di circa 70 gradi» e finì il suo volo sulla palestra. La copertura non presentava i ferri nei pilastri a completamento della struttura per mantenere salda la trave del tetto, che poi si è staccata provocando il disastro. L'assenza di controventi nella porzione di copertura che si è sganciata e la parte superiore delle forcelle, prive di armature metalliche, non hanno consentito alla struttura di sopportare un’azione del vento verso l'alto.
Oggi Giovanna, giovane psicologa, è ricordata in molti modi. Sabato scorso si è svolta la quarta edizione del premio a lei dedicato e promosso dall’Ordine degli psicologi della Basilicata. Negli occhi di tre giovani donne che nell’edizione 2024 sono Delia Petracca, Celeste Leone e Carmen Traficante, Giovanna vive ancora. «Giovanna nella sua semplicità e nei suoi 28 anni è riuscita a trasmettere l’importanza di alcuni valori come la cura per le persone, per il proprio lavoro, l’attenzione, il rispetto delle regole, valori fondamentali perché salvano la vita delle persone, e che sono stati completamente ignorati da parte di chi doveva tutelare la sua vita e che invece ha provocato la sua morte» ha detto mamma Maria Cristina.
Mariapaola Vergallito