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Scuola: la maratona dei precari |
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9/09/2011 |
| Lacrime, sangue e... spezzoni di cattedre. Nuova «via crucis» dei prof precari della scuola ieri nell’aula al piano terra dell’Itc «Da Vinci» di Potenza. Tra volti allampanati, camicie grondanti di sudore e tensione palpabile è andato in scena l’annuale «tormento» delle assegnazioni delle cattedre ad opera del Centro servizi amministrativi (l’ex Provveditorato agli studi). Archiviata la pratica nel Materano (si veda l’articolo a destra), tocca alla provincia di Potenza. «Colpa - si affrettano a precisare i sindacalisti - di un territorio molto più vasto».
Ma qualcuno sussurra che, rispetto a Matera, da queste parti la disorganizzazione ha preso il sopravvento sull’impegno, anche perché molte scuole non hanno comunicato per tempo i posti disponibili. I numeri: oltre 250 insegnanti in attesa per ore della chiamata. Che potrebbe anche non arrivare. Le cattedre? Un dato esatto non c’è. Forse 120-130, non di più. Risultato: dopo una giornata trascorsa nel «forno» dell’Itc si torna a casa con un nulla di fatto. Pur di non andarsene a mani vuote, Maria Astorino, docente di matematica, si accontenterà di uno spezzone di cattedra. Lei è seconda in graduatoria e lo scorso anno ha insegnato a Venosa: «Ci sono due cattedre, una a Venosa e l’altra a Rotonda - dice - e chi sta davanti a me sceglierà la città di Orazio. Potrei andare a Rotonda, ma significa allontanarmi troppo da Potenza, dove ho la casa. Dovrei trasferirmi. Alla fine - conclude - accetterò 8 ore di insegnamento a Venosa».
Tradotto in soldoni, significa che la prof porterà a casa, ogni mese, non più di 600 euro. Una prospettiva a cui vanno incontro in tanti, reduci, come Astorino, di anni di «pellegrinaggi» tra una scuola e un’altra. Spera in un incarico «pieno» Michele Lozupone, insegnante di musica: «Dovrei avere la possibilità di scegliere tra Latronico, Rionero e Lavello. Aspetterò cosa tocca a mia moglie, anche lei precaria della scuola». Entrambi in perenne equilibrio per conciliare lavoro e famiglia, consapevoli di aver investito studi e tempo in un settore, quello della scuola, che offre sempre di meno: ai docenti, per il lavoro che scarseggia di anno in anno, e agli studenti per una qualità didattica sempre più scadente. Che ai più appare «raffazzonata». Antimo Di Geronimo, del sindacato Gilda insegnanti, lo ripete da tempo: «Con la riforma Gelmini hanno messo fuori i migliori docenti, super formati e innovativi. Possono dare molto per risollevare le sorti della scuola italiana, ma la politica - conclude il sindacalista - non riesce a capirlo».
Massimo Brancati
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