Tra le tante immagini che raccontano cosa accadde la sera del 13 dicembre 2019 a Lauria, quando parte della copertura del palazzetto dello sport si scoperchiò e finì il suo volo sulla palestra nella quale si trovava la giovane Giovanna Pastoressa, che spirò in ospedale pochi giorni dopo, una è particolarmente significativa. Lo è talmente tanto da essere stata inserita sulla copertina della relazione finale dei consulenti di parte della famiglia Pastoressa, gli ingegneri Luciano Rosati, Giuseppe Giannattasio e Cristoforo Demartino.
Nell’immagine si vede il perimetro dell’area interessata dal disastro dall’alto. Parte del tetto del palazzetto è volata via e finita rovinosamente sull’edificio che ospitava la palestra ma le coperture degli edifici intorno sono senza «danni visibili». Questa, secondo i legali della famiglia di Giovanna, sarebbe la dimostrazione immediata della non eccezionalità del fenomeno meteorologico che si verificò quella sera. Una considerazione che troviamo anche nelle testimonianze dei periti della Procura nella seconda udienza dibattimentale del processo che si sta svolgendo al Tribunale di Lagonegro dove sono 9 gli imputati e diversi i capi di imputazione, tra cui omicidio colposo e lesioni personali colpose.
Quell’immagine è la sintesi di ciò che i periti di parte hanno messo nero su bianco in oltre 230 pagine; nel corso dell’udienza, parimenti, è andata avanti per oltre due ore e mezza la deposizione dei consulenti tecnici del Pubblico Ministero, Vincenzo Rago e Michele Pennasinico . «L’udienza è stata proficua- ci spiega l’avvocato Raffaele Melfi che, assieme al collega Antonio Donadio segue la famiglia Pastoressa- perché la perizia effettuata conferma sostanzialmente le responsabilità umane e la non eccezionalità dei venti che in quelle ore soffiavano su Lauria. E’ emerso anche che l’opera venne realizzata nel 2007 e il progetto venne depositato al Genio Civile nel 2009. Circostanza che non rese possibile un’eventuale revisione del progetto del tetto, proprio perché già realizzato».
Quella sera la trave del palazzetto si sollevò, ruotò, si staccò dalla struttura, compiendo una rotazione «di circa 70 gradi» e finì il suo volo sulla palestra. La copertura non presentava i ferri nei pilastri a completamento della struttura per mantenere salda la trave del tetto, che poi si è staccata provocando il disastro. L'assenza di controventi nella porzione di copertura che si è sganciata e la parte superiore delle forcelle, prive di armature metalliche, non hanno consentito alla struttura di sopportare un’azione del vento verso l'alto. Secondo le testimonianze e le relazioni stilate dai periti della Procura, così come fu realizzata la struttura non era in grado di reggere «il vento di progetto» cioè gli effetti dinamici che il vento provoca su una costruzione e che devono essere messe in conto in fase di progettazione. Nel progetto non ci sarebbe nemmeno traccia del calcolo della forza ascendente dei venti. La prossima udienza è stata fissata per il 26 giugno. Mariapaola Vergallito